
Il gruppo assicurativo britannico Aviva ha chiuso il 2012 in perdita di 3 miliardi di sterline (3,4 miliardi di euro), a fronte di un utile lordo di 60 milioni (69 milioni di euro) dell’anno precedente. Il risultato negativo è dovuto alle svalutazioni di circa 3,7 miliardi di euro per la cessione delle attività statunitensi. Escludendo le svalutazioni e altre poste straordinarie, Aviva ha realizzato un risultato operativo di 1,776 miliardi, in calo rispetto ai 1,857 mld del 2011. Aviva ha deciso di tagliare il dividendo annuo del 27% a 19 pence per azione, dai 26 pence del 2011 (si tratta del più basso dividendo per azione pagato da Aviva) e di non confermare i bonus agli amministratori esecutivi per il 2012 e gli aumenti salariali per il 2013.
Mark Wilson, da poco più di tre mesi in sella al gruppo come ceo, ha riconosciuto che si è trattata di “una decisione difficile”, ma in questo momento è fondamentale mettere Aviva “in una posizione solida per il futuro”. Per l’anno in corso il gruppo britannico non prevede particolari sconvolgimenti: “sarà un anno di transizione, con oneri di ristrutturazione significativi e la perdita di profitti realizzata a causa delle filiali vendute in passato ma i piani per il 2015 sono robusti, mostrano un miglioramento significativo e il nuovo livello di dividendo sarà pagato con la generazione di cassa”.