IRN Consultants ha condotto uno studio sulla diffusione ed evoluzione del business del robo-advicing, soffermandosi soprattutto sulla sostenibilità economica di questa recente attività.
È emerso che nel Regno Unito - ma in generale la situazione è simile anche negli altri stati europei - questo settore si trova ancora a uno stadio embrionale, ovvero sta iniziando a prendere piede solo nei tempi più recenti. Al momento infatti registra £150 milioni di asset under management, che corrispondono allo 0,0125% del totale di £1,2 trilioni di investimenti privati e corporate del paese (stimati dalla Financia Conduct Authority) e allo 0,113% dei £132 miliardi di sterline complessivamente amministrate da piattaforme online.
Secondo IRN questi numeri dipingono uno scenario che si colloca almeno cinque anni in ritardo rispetto al grado di sviluppo del mercato americano. Negli Stati Uniti infatti compagnie come Wealthfront e Betterment sono riuscite a conquistare una grande fetta di clienti, e il robo-advice è oggi la terza modalità di consulenza più utilizzata nel settore istituzionale e del venture capital. Dato il forte divario rispetto al successo ottenuto da questi servizi oltreoceano, si prevede che nel Regno Unito serviranno ancora alcuni anni prima di vedere un ritorno sugli investimenti effettuati. Al momento infatti Nutmeg, la principale compagnia di robo-advice nel Regno Unito, registra ricavi di vendita per £632.000 contro £5,3 milioni di costi operativi. Un ulteriore studio di SCM pubblicato lo scorso mese ha reso noto che in media una compagnia realizza perdite per 162,6 sterline a cliente nel corso del primo anno di operatività, somma che si riduce a £17,5 negli esercizi successivi.
Alle piccole compagnie britanniche serve quindi del tempo per accumulare gli asset sufficienti a coprire i costi e raggiungere così il punto di pareggio. Nel frattempo l’esempio dell’industria americana può essere di grande aiuto, soprattutto per individuare le strategie più efficaci per entrare sul mercato. Il successo statunitense è stato determinato principalmente dall’utilizzo di tre modelli di business:
- Raccolta di dati e creazione di database
- Analisi e aggregazione dei dati raccolti
- Interazione con i clienti
Nello specifico la combinazione di dati forniti dai clienti e di quelli attinti da altre fonti hanno permesso la creazione di un algoritmo di portfolio management consultabile dai clienti, i quali sono quindi in grado di gestire i loro investimenti tramite servizi online senza la necessità di interagire con consulenti. L’integrazione tra tecnologia e customer care è la chiave su cui anche le giovani compagnie europee devono puntare.