L’indagine “Alternative credit: il credito per l’investitore moderno” realizzata da Towers Watson, sottolinea come gli investitori istituzionali dovrebbero dare maggiore spazio al credito nei propri portafogli d’investimento, al fine di ridurre la dipendenza dal premio del rischio azionario e bilanciare i rendimenti degli investimenti.
Il credito alternativo è infatti uno strumento che è stato sottovalutato in passato sia in termini di asset allocation sia di benefici alla diversificazione. Attualmente, invece, secondo Towers Watson questa tipologia di investimenti dovrebbe diventare integrante dei portafogli istituzionali per migliorarne l’efficienza e la solidità.
“Storicamente gli investitori istituzionali hanno investito nel credito alternativo prevalentemente tramite hedge fund o piccole allocazioni di tipo absolute return all’interno di mandati a reddito fisso”, afferma Alessandra Pasquoni, responsabile investimenti d Towers Watson Italia. “Negli ultimi anni, sono emersi strategie dedicate e specialisti di questo tipo di credito, rendendolo più accessibile. Tuttavia, permangono ancora molte opportunità in questo tipo di investimenti, ancora molto inesplorati e sottovalutati”.
Towers Watson definisce semplicemente il credito alternativo come tutti quegli investimenti non inclusi nell’obbligazionario governativo e corporate di tipo investment grade. Nell’area liquida di questo tipo di investimenti sono inclusi: high yield, prestiti bancari, credito strutturato e debito dei Paesi emergenti; nell’area illiquida, invece, sono presenti asset class come direct credit, distressed debt e specialty finance (tali investimenti includono la c.d. shadow banking, dove operano società non bancarie che prestano denaro ai consumatori e a piccole medie imprese che altrimenti non riescono ad ottenere altre forme di finanziamento). Dal 2010, la società ha effettuato circa 300 selezioni nel credito alternativo, per un valore pari a circa 20 milioni di euro.
“Nonostante le strategie di credito alternativo in generale siano state sottoutilizzate dagli investitori – aggiunge Pasquoni – alcuni nostri clienti hanno capito il ruolo chiave che queste possono giocare all’interno di un portafoglio strategico e in un’area dove i gestori attivi possono fare la differenza. Detto ciò, gli investimenti in credito alternativo da parte degli investitori istituzionali rappresentano una goccia nell’oceano rispetto agli oltre 40 mila miliardi di euro investiti a livello globale nel mercato del credito”.
Secondo Towers Watson, per finanziare un’asset allocation di crediti alternativi si possono utilizzare sia azioni sia credito ‘tradizionale’, o entrambi. Il disinvestimento da credito tradizionale ha il merito di ridurre l’esposizione nelle sotto classi di attività creditizie (in particolare credito investment grade), dove l’asimmetria dei rendimenti è poco attraente; allo stesso tempo, la riduzione della componente azionaria può contribuire a migliorare l’equilibrio dei portafogli attraverso la riduzione del premio di rischio azionario.
Lo scorso anno, rileva la società, l’equity ha rappresentato la fonte di finanziamento preferita, in particolare quando le valutazioni sopra la media e troppo ottimistiche circa la crescita degli utili e i margini di profitto hanno pesato sulle prospettive future di rendimento-rischio dell’azionario.
“Indipendentemente dal fatto che l’allocazione provenga dall’equity o dal credito tradizionale – conclude Pasquoni – il credito alternativo può svolgere un ruolo importante nel fornire fonti aggiuntive di rendimento ed una maggiore diversificazione. Ciò è particolarmente interessante in un contesto di valutazioni elevate nella maggior parte delle asset class di credito ‘tradizionale’”.