
A Roma, durante la prima giornata dell’ECO Festival della Mobilità Sostenibile e delle Città Intelligenti, l’Istituto Piepoli ha presentato un’indagine che per la prima volta definisce l’indice di mobilità sostenibile degli italiani, assestatosi su un valore di 66 su 100.
Un dato che ci dice che siamo sulla strada giusta, ma che il viaggio è ancora lungo. La fotografia che emerge è quella di un Paese ancora molto legato all’automobile, usata frequentemente dal 77% degli italiani. Solo il 19% si affida al trasporto pubblico, e appena il 13% conosce il concetto di mobility poverty, una vera e propria barriera sociale che impedisce l’accesso a servizi essenziali. Una disconnessione che il settore assicurativo deve comprendere per poter offrire soluzioni mirate, magari legate a sistemi di car sharing o mobility as a service.
L’interesse per i veicoli elettrici c’è, con un 10% degli italiani che ne valuta l’acquisto, ma le perplessità restano forti. Il prezzo elevato (55%) e la scarsa autonomia (43%) sono i principali ostacoli, seguiti dalla preoccupazione per le infrastrutture di ricarica, considerate insufficienti dal 79% degli intervistati. Ma se il mercato dell’auto elettrica arranca, il settore della micromobilitàsembra in forte espansione, con aziende come Terravision che puntano su scooter, biciclette e monopattini elettrici. Un trend che, dal punto di vista assicurativo, richiede l’introduzione di polizze specifiche e flessibili, capaci di coprire i rischi legati a questi nuovi mezzi, spesso più esposti a sinistri e furti. Le compagnie che sapranno adattare le loro offerte a questa nuova domanda di mobilità urbana e sostenibile avranno un vantaggio competitivo notevole.
Il dibattito si sposta anche sul trasporto merci, con l’85% degli italiani che ne riconosce l’impatto ambientale, e sul futuro della mobilità, che vede l’intermodalità ferroviaria come soluzione ideale per il 70% dei cittadini. Un dato, questo, che fa il gioco di giganti della logistica come Amazon e delle aziende di trasporto come Regionale, che stanno investendo massicciamente in soluzioni intermodali per una mobilità più sostenibile. Dal punto di vista tecnologico, la guida autonoma e l’intelligenza artificiale sono visti con una certa cautela: se il 62% degli italiani considera l’AI un alleato per migliorare la pianificazione e la sicurezza, il 34% teme che la guida autonoma possa rappresentare un pericolo, mentre restano forti le preoccupazioni sulla privacy (21%) e sulla sicurezza personale (51%). Per l’assicurazione, questo significa che le polizze future non copriranno più solo il guidatore, ma anche il software e le tecnologie che gestiscono il veicolo, un’area di rischio totalmente nuova da analizzare e valutare. In questo scenario in continua evoluzione, l’assicurazione non è più solo un prodotto, ma un partner strategico per navigare in un mondo sempre più complesso e interconnesso.