Sono stati tagliati quasi 38 miliardi di euro di prestiti negli ultimi dodici mesi, con le rate non pagate che ora valgono 162 miliardi. Resta dunque forte, su base annua, la contrazione del credito che è calato al ritmo di oltre 3 miliardi al mese.
Da febbraio 2013 a febbraio 2014 il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 37,8 miliardi di euro passando da 1.472 miliardi a 1.433,2 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-7,3 miliardi) sia le imprese (-30,5 miliardi). Famiglie e imprese che rimborsano con sempre maggiore fatica il denaro ricevuto in prestito: le sofferenze sono infatti passata dai 127,6 miliardi di febbraio 2013 ai 162,03 di febbraio 2014, con quelle delle imprese che valgono 114,2 miliardi e quelle delle famiglie 31,6 miliardi. Questi i dati principali del Rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,57% nell'ultimo anno, mentre le sofferenze sono cresciute del 26,93%. Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, resta grave il quadro dei finanziamenti per le imprese: nell'ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata con una sola eccezione. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 24,6 miliardi (-7,42%) da 332,9 miliardi a 308,2 miliardi e quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 7,9 miliardi (-6,13%) da 129,7 miliardi a 121,7 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono lievemente aumentati di 2,1 miliardi (+0,53%) da 402,4 miliardi a 404,6 miliardi. Una parziale inversione di tendenza che non modifica il quadro complessivo: in un anno, in totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 865,1 miliardi a 834,6 miliardi con una contrazione di 30,5 miliardi (-3,53%). Giù i mutui di 4,4 miliardi, niente liquidità per il mercato immobiliare. Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1,8 miliardi (-3,10%) da 59,02 miliardi a 57,1 miliardi e meno prestiti personali per 1,1 miliardi (-0,62%) da 183,2 miliardi a 182,09 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,4 miliardi (-1,21%) da 364,6 miliardi a 360,2 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 606,9 miliardi a 599,5 miliardi con una diminuzione di 7,3 miliardi (-1,22%).
Crescono le sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono salite del 26,93% arrivando a 162,03 miliardi a febbraio scorso. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (114,2 miliardi). Le "rate non pagate" dalle famiglie valgono 31,6 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 13,7 miliardi. Superano il tetto dei 2,3 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono all'11,30% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all'8,57% di un anno fa. A dicembre del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di tre anni, quindi, sono più che raddoppiate con un incremento del 106%. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi. In totale le sofferenze sono passate dai 127,6 miliardi di febbraio 2013 ai 162,03 miliardi di febbraio 2014 (+26,93%) in aumento di 34,3 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 85,4 miliardi a 114,2 (+33,79%) in aumento di 28,8 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 28,8 miliardi a 31,6 miliardi (+9,98%) in salita di 2,8 miliardi. Per le imprese familiari c'è stato un aumento di 1,9 miliardi da 11,7 miliardi a 13,7 miliardi (+16,85%). Le "altre" sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,6 a 2,3 miliardi (+39,56%) con 661 milioni in più.
“Il dato positivo sui prestiti a lungo termine è segnale di speranza. Vogliamo avere un po’ di fiducia. I dati sono ancora una volta negativi tranne quello sui prestiti a lungo termine per i quali - dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - è stato registrato un incremento, seppur lieve, che deve rappresentare un segnale di speranza. Ovviamente questi 2 miliardi di euro in più erogati in un anno dalle banche non bastano perché sono una goccia rispetto al credit crunch con cui devono fare i conti le piccole e medie imprese italiane. Gli istituti di credito da soli non ce la possono fare a cambiare radicalmente il mercato dei finanziamenti e per ciò ribadiamo l’assoluta necessità di un intervento del governo volto ad assicurare garanzie statali alle aziende”.