Matteo Bevilacqua, Italy Country Head di wefox: “Non siamo competitor delle compagnie, ma una piattaforma di soluzioni per il settore. Il nostro modello di business indiretto ruota attorno al ruolo chiave degli intermediari: ovvero, poniamo l’intermediario al centro e mettiamo a sua disposizione la tecnologia come nuovo servizio per la sua clientela”.
Sbarcato in Italia da meno di un anno, l’unicorno tedesco Wefox ha da poco annunciato l’apertura a Milano del suo terzo Tech Hub europeo, dopo quelli di Barcellona e Parigi.
Fondata a Berlino nel 2015 da Julian Teicke, Fabian Wesemann e Dario Fazlic, wefox è ormai l’insurtech numero uno al mondo.
Dal lancio dell’attività, l’azienda ha raddoppiato i suoi ricavi ogni anno raggiungendo i 300 milioni di dollari nel 2021, ed è costantemente cresciuta fino a raggiungere 1.600 dipendenti e oltre due milioni di clienti tra Austria, Germania, Italia, Olanda, Polonia e Svizzera dove attualmente opera.
Abbiamo incontrato Matteo Bevilacqua, Italy Country Head di wefox per sapere qualcosa in più dell’Hub milanese e per conoscere i programmi della società.
Dopo Parigi e Barcellona il terzo Tech Hub è stato aperto a Milano. Perché?
La piazza di Milano è una scelta non obbligatoria, ma sicuramente affidabile per l'innovazione nel mondo insurtech. Le realtà tecnologiche insurtech non mancano, ma non spiccano a livello europeo. Siamo consapevoli, però, del forte valore innovativo che hanno: il nostro obiettivo è di portare queste competenze italiane all’interno di un network d’innovazione con respiro europeo. Inoltre, il panorama tecnologico milanese vanta eccellenze nell’ambito di competenze trasversali tra AI, tecnologia e processi, che sono un boost per l’attuazione tecnologica nel comparto insurtech. Il track record del mondo di wefox Italy permette infine di avere un banco di prova imminente per la messa in campo di nuove tecnologie.
Di cosa si occupa concretamente il Tech Hub di Milano?
Quello di Milano è il terzo Tech Hub che wefox ha deciso di aprire in Europa. Il primo, a Barcellona, è considerato l'hub tecnologico centrale della compagnia. Il secondo, aperto a Parigi nel 2020, è focalizzato invece sull’intelligenza artificiale e sul machine learning. L’Hub di Milano è un polo di innovazione, ricerca e sperimentazione in cui verranno studiate nuove soluzioni all’avanguardia per il mondo insurtech. Nello specifico, lo spazio si concentrerà sull’applicazione dell’intelligenza artificiale per sviluppare e accelerare le strategie di wefox, con l’obiettivo di migliorare le tecnologie esistenti e di progettarne di nuove. Non solo, ma rappresenta anche un importante investimento per quanto riguarda le risorse umane, l’attrazione di talenti e il mentoring.
Quali sono gli obiettivi di wefox in Italia?
In Italia la strategia di wefox è quella di “abilitatore di sistema” sia per le compagnie assicurative sia per gli intermediari: le compagnie, infatti, potranno beneficiare delle funzionalità della nostra piattaforma per la vendita dei loro prodotti sia tramite la loro rete sia tramite i nostri canali di vendita; lato intermediari, invece, puntiamo ad avere 200 collaborazioni attive per la fine del 2022 e 500 per la fine del 2023. Partiamo con un’offerta auto completa e competitiva, per poi allargarla a tutti i prodotti retail, a partire da casa, infortuni, pet, mobile. Questi potranno essere sia prodotti wefox Insurance sia prodotti di compagnie partner. Per quanto riguarda la distribuzione, puntiamo sul modello phygital, potendo modulare la capacità distributiva grazie alla piattaforma digitale. Vogliamo creare prodotti con la flessibilità e la personalizzazione necessarie per rispondere alle esigenze di differenti target di clientela, tenendo conto delle diverse caratteristiche dei canali distributivi e con l’obiettivo di essere rapidi e competitivi.
I risultati dei primi mesi di attività sono in linea con le vostre aspettative?
Il lancio della piattaforma in Italia è stato un successo. Il team ha lavorato molto bene e i risultati si vedono. Stiamo rispettato i target che ci eravamo dati in termini di numero di polizze e di premi. Anche i risultati tecnici sono in linea con le aspettative e questo ci dà fiducia che in un futuro molto vicino wefox sarà una realtà consolidata nel mercato italiano e sempre più persone potranno beneficiare dei nostri servizi e coperture. Pochi giorni fa abbiamo lanciato la prima evoluzione della piattaforma, che ora è disponibile anche per gli intermediari. La nostra politica distributiva è fortemente orientata al mondo dell’intermediazione: per noi “digitalizzazione” non vuole dire “disintermediazione”, anzi, la digitalizzazione deve essere uno strumento per rendere più efficiente ed efficace l’intermediazione.
Nei vostri interventi vi definite spesso come “abilitatore di sistema che cerca di innovare il settore”. Cosa vuol dire?
Significa che non siamo competitor delle compagnie assicurative, ma una piattaforma di soluzioni per il settore. Il nostro modello di business indiretto ruota attorno al ruolo chiave degli intermediari: ovvero, poniamo l’intermediario al centro e mettiamo a sua disposizione la tecnologia come nuovo servizio per la sua clientela. Allo stesso modo, con i nostri partner offriamo un ecosistema aperto, un sistema agile e scalabile, dando quindi la possibilità ad aziende internazionali di gestire il proprio sistema tecnologico in modo semplice e con un solo strumento in tutti i mercati. Una caratteristica del modello di wefox è proprio l’open innovation, perseguita anche attraverso partnership su più livelli.
Facciamo un esempio concreto: una compagnia assicurativa che non vuole imbarcarsi in un’evoluzione tecnologica costosa e lunga da implementare può utilizzare l’ecosistema wefox in una logica di plug and playutilizzandone solo le funzionalità o i servizi che ritiene più utili. Evidentemente, la nostra piattaforma è utilizzabile in white label e sono previste personalizzazioni. Oltre a trovare una piattaforma che può offrire prodotti assicurativi di vari competitor in modo semplice e intuitivo, l’intermediario riceverà anche supporto commerciale: possiamo infatti fornirgli leads, potenziali clienti, che sono venuti in contatto con wefox in vari modi chiedendo supporto nella gestione dei loro rischi assicurativi. Parliamo di diverse centinaia di prospect al giorno.
Si parla tanto di digitalizzazione, ma in Italia è ancora preponderante il ricorso alla consulenza degli agenti e dei broker. Come si pone wefox in questo scenario? È un’alternativa agli intermediari assicurativi?
No, al contrario: uno dei nostri principali pilastri strategici è la distribuzione attraverso gli intermediari assicurativi, ai quali noi offriamo uno strumento per garantire il miglior servizio possibile ai loro clienti (oggi oltre il 95% del nostro fatturato è “intermediato” da agenti, broker, banche). Questo è uno dei punti principali che ci differenzia da molti nostri competitor, che invece puntano su un sistema full digital, che prevede la completa disintermediazione del rapporto compagnia-cliente. Per noi, digitalizzazione non è sinonimo di disintermediazione e per questo ci poniamo come elemento di congiunzione tra l’intermediario e l’assicuratore: la nostra piattaforma è la cerniera che colma il gap tra la necessità di informazioni di cui hanno bisogno le compagnie e quella dell’intermediario di trovare il miglior prodotto possibile alle migliori condizioni economiche, nel modo più efficiente. In wefox vogliamo rendere disponibili queste informazioni in modo semplice, eliminando l’asimmetria informativa tra compagnia e assicurato, facendo leva anche sull’analisi dati.
A fine settembre avete pubblicato il “Global Safety Report”, dal quale emerge una diffusa insoddisfazione e una mancanza di fiducia nel settore assicurativo globale. Da cosa dipende principalmente questo atteggiamento verso il mondo delle polizze?
Tipicamente l’assicurazione è sempre stata vista come un “male necessario”. Nello studio che abbiamo pubblicato è emerso proprio questo: solo il 45% delle persone intervistate pensa che la sua compagnia assicurativa stia offrendo loro un’offerta soddisfacente. Questo è un segnale che il nostro settore non riesce a stare al passo con i bisogni e le esigenze dei clienti, che è ancora giudicato come “complicato” e “datato”. Non solo, ma i clienti dubitano del fatto che, in caso di necessità, i sinistri vengano effettivamente pagati. A ciò si aggiunge una customer experience spesso insoddisfacente, poca trasparenza nelle informazioni, tempi eccessivamente lunghi. Emerge quindi chiaramente un desiderio di miglioramento, semplificazione ed efficientamento del nostro settore al quale tutti insieme dobbiamo rispondere in modo proattivo. Il settore assicurativo è chiave per la vita, la sicurezza e il benessere delle persone e delle famiglie, ma il contributo che diamo tutti insieme spesso non è percepito. Il mondo insurtech può e deve rispondere prontamente, per stimolare il settore a migliorare ed evolvere. Noi di wefox crediamo fortemente nell’utilizzo della tecnologia e dei dati come strumenti per favorire una maggiore trasparenza, semplicità e velocità di servizio: il tutto, essenzialmente, per prevenire i rischi. Proprio per questo crediamo che l’assicurazione debba andare oltre una mera protezione per consentire alle persone di rimanere sempre al sicuro, prevenendone i rischi.
Dallo studio emerge inoltre che nonostante l’aumento delle tariffe assicurative e del costo della vita in pochi rinuncerebbero alla propria assicurazione anche a fronte di difficoltà economiche. Come va letto questo dato?
È un dato interessante che dimostra come i clienti riconoscano comunque il valore dei servizi assicurativi, considerandoli nonostante tutto irrinunciabili. Tuttavia, c’è un forte bisogno di accrescere la retention puntando su polizze più flessibili e personalizzabili, soprattutto per poter rispondere al grande interesse da parte del pubblico per la rivoluzione tecnologica.
Come vedete il panorama insurtech in Italia?
Sicuramente il panorama insurtech è in continua evoluzione ma, in Italia, siamo sotto la media europea. Negli ultimi due anni, le società insurtech hanno raccolto solo 175 milioni all’anno nel nostro paese, contro i 3 miliardi della Francia e gli 1,5 miliardi di Germania e Regno Unito. L'Italian Insurtech Association prevede che l'80% delle polizze globali nel 2030 sarà veicolato attraverso piattaforme digitali: tuttavia, l’Italia resta un mercato assicurativo poco digitalizzato e dominato dalle reti fisiche. C’è quindi una forte necessità di aumentare gli investimenti e rendere il nostro paese un terreno fertile per l’innovazione in questo settore, anche allargando le nostre vedute all’Europa.
L’attuale contesto di grande complessità come incide sul vostro piano industriale?
Il contesto attuale, caratterizzato da forte inflazione e da minore capacità di spesa delle famiglie, è paradossalmente ideale per un newcomer come wefox. La forte inflazione, infatti, avrà su di noi un impatto poco significativo: non avendo una storia sinistri lunga, non abbiamo grandi importi riservati a costi del denaro minori rispetto a quelli attuali e, soprattutto, a quelli a cui andranno pagati i sinistri. Non dovremo, quindi, rivedere le nostre riserve al rialzo in maniera significativa. Ciò si traduce in un minor bisogno di aumentare i premi da parte di wefox rispetto ad altri operatori del settore; questo è un importante vantaggio competitivo in un momento in cui i clienti, come detto, hanno minore capacità di spesa che in passato e quindi saranno più sensibili alla variabile prezzo e più disponibili a cambiare assicuratore.