PIL
Nel 2024, l'economia italiana ha registrato una crescita del Pil in volume dello 0,7%, in linea con il dato del 2023, ma inferiore alla stima del governo che prevedeva un aumento dell'1%.
Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7% sia nel 2023 sia nel 2024, in rallentamento rispetto al 2022.
Secondo % il Rapporto di previsione del Centro Studi di Confindustria “L'economia italiana torna alla bassa crescita?”presentato nei giorni scorsi, la crescita prevista per il 2024 è dello +0,5%, mentre la stima di marzo era di +1,2.
È uno scenario ancora caratterizzato da forte incertezza quello che stiamo vivendo, con un contesto macroeconomico globale soggetto anche agli sviluppi geopolitici, da ultimo il conflitto israelo-palestinese, che hanno ulteriormente complicato la situazione internazionale.
Fitch ha aggiornato le proiezioni per l’Italia e secondo le ultime stime a fine 2023 il Pil dovrebbe registrare una crescita dello 0,5% rispetto alle precedente previsione di contrazione.
Per le imprese italiane i costi dell’approvvigionamento energetico sono insostenibili. Secondo il rappoti di previsione per l’autunno del Centro Studi Confindustria (CSC), si parla di costi che per il 2022 dovrebbero aumentare di 110 miliardi di euro rispetto ai valori pre-pandemia.
L’Istat informa che nel terzo trimestre 2021 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -6,2% (-9,8% nello stesso trimestre del 2020).
Nel “Rapporto Clusit 2021”, nuova edizione dell’annuale studio dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, spicca la crescita del 12% nel numero dei attacchi cyber di grave entità registrati nel mondo, rispetto al 2019, per un totale di 1.871 di dominio pubblico e danni globali che valgono due volte il Pil italiano.
Intervenuto all’assemblea di Assolombarda, il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, ha detto che “i dati sul Pil sono da situazione di guerra e siamo tornati al Pil pro capite di 26 anni fa”.
La diffusione della banda ultra larga in Italia può attivare fino a 180 miliardi aggiuntivi di Pil entro il 2030.
Nel secondo trimestre dell’anno il Pil del nostro Paese registrerà, secondo il Centro Studi di Confindustria un crollo dell’8%, riportando indietro le lancette del tempo a 40 anni fa. Un’eredità pesantissima quella del coronavirus, che richiede un grande sforzo per sostenere adeguatamente imprese e famiglie; l’alternativa è un impoverimento generale e duraturo che riporterà i livelli di ricchezza indietro al 1980.
Secondo un report di Confindustria sulla filiera della salute, realizzato insieme alle associazioni confederali di categoria (Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme) la cosiddetta “white economy”, ovvero il settore dei servizi sanitari e di cura rivolti alle persone, è diventato un potente driver dell’economia italiana (10,7% del Pil) e trova il suo perno decisivo nell’industria privata della salute che presenta a sua volta, indicatori di performance con miglioramenti significativi in termini percentuali e in termini assoluti.
La crescita tendenziale del Pil italiano nel terzo trimestre del 2017, pari a +1,8%, è la più elevata da sei anni a questa parte, ovvero dal secondo trimestre del 2011 ed è il tredicesimo dato congiunturale positivo. Lo ha reso noto l’Istat che ha diffuso le stime preliminari del Pil. È record anche per quanto riguarda il livello del Pil che, sopra quota 400,5 miliardi di euro, si attesta ai massimi dal quarto trimestre del 2011.
Secondo un’analisi dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, su oltre 1.680 miliardi di ricchezza prodotta in Italia, quasi l’80& (il 79,6%) è riconducibile ai consumi interni che, a loro volta, sono composti per il 60,8% dalla spesa delle famiglie e un per un altro 18,8% dalla spesa della Pubblica amministrazione.
Il PIL globale crescerà di appena il 2,8% nel 2016 e non raggiungerà il 3% fino al 2017. Questo è quanto sostiene Euler Hermes, il leader mondiale delle assicurazioni crediti.