Nei prossimi 10 anni mancheranno all’appello oltre 15.000 medici specialisti che operano nel Servizio Sanitario Nazionale. A fronte del pensionamento di più di 58.000 tra medici dipendenti del SSN, universitari e specialisti ambulatoriali, il numero dei contratti di formazione specialistica previsti dall’attuale programmazione sarà di 42 mila unità, ben al di sotto della soglia necessaria.
L’allarme arriva da un’indagine condotta dall’Anaao Assomed (associazione medici dirigenti) che ha evidenziato le criticità chiave del sistema formativo italiano. Secondo lo studio per uscire da questa oggettiva difficoltà serve agire per tempo mettendo mano a una nuova programmazione sanitaria passando per la soluzione di due urgenze: l’imbuto formativo, risultato dal gap tra numero chiuso per l’accesso alle Scuole di Medicina e Chirurgia e l’offerta formativa post-laurea e il precariato medico, generato sia dal blocco del turnover che da riforme pensionistiche sempre in itinere che procrastinano l’uscita dal sistema.
“L’imbuto – si legge nello studio - che si è creato tra numero annuo di laureati in medicina, crescente grazie a miopia delle politiche di accesso ed invasioni del TAR, e posti nelle scuole di specializzazione, in progressiva riduzione a causa della esiguità delle risorse economiche rese disponibili dalla legge di stabilità, ha già creato ampie e preoccupanti sacche di disoccupazione e sottoccupazione medica e blocco formativo. È evidente che “togliendo” e “tagliando” il futuro alle nuove generazioni di medici, impedendo loro un accesso al SSN, di fatto si vuole costringerle a cambiare Paese minando lo stesso Sistema Sanitario. A nostro parere, oltre a denunciare l'imbuto formativo, per onestà intellettuale, si dovrebbe pensare criticamente ai decreti del MIUR che hanno aumentato la durata dei percorsi formativi, introdotto il bonus per chi partecipava al concorso per l’ammissione alle scuole di Medicina e Chirurgia, per poi toglierlo e reintrodurlo, modificando, di fatto, le graduatorie e spingendo chi non era entrato nelle Scuole di Medicina a ricorrere alle vie legali”.
Se il precariato medico è diventato un'emergenza sociale, si deve anche rivedere la formazione, oggi affidata solo alle Università, ripensando gli Ospedali Italiani come occasione professionalizzante per i medici neo-laureati e di sviluppo di expertise per i medici a fine specialità. Occorre quindi mettere in discussione le caratteristiche di un sistema autoreferenziale che si interpreta e si comporta come privo di limiti e di obblighi sociali, rendendo sempre più evidente come l’attuale sistema formativo medico post-laurea, che esclude le competenze e le prerogative del Servizio Sanitario, necessiti di un profondo ripensamento e di un vero e proprio cambio di paradigma. Va in questa direzione la discussione in merito all’istituzione o meno di una graduatoria nazionale non solo per l’accesso alle scuole di Medicina e Chirurgia ma anche per le Scuole di Specialità, e l’incontro facilitato di formazione universitaria e mondo del lavoro.