SSN
Cresce la preoccupazione sullo stato di crisi della sanità pubblica, con la maggioranza degli italiani che non ritiene il SSN più in grado di rispondere a tutti i bisogni in fatto di salute. A rilevarlo è l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che con l’istituto di ricerca Nomisma ha interrogato in merito un campione di 1.346 persone in tutto il territorio nazionale.
È stato presentato a Roma il 21° Rapporto Ospedali&Salute promosso da Aiop, l'associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato, e realizzato in collaborazione con il Censis.
Il Servizio sanitario nazionale si trova oggi di fronte a difficoltà crescenti, al punto che per molte persone non è più sufficiente a garantire le prestazioni di cui avrebbero bisogno. Lo rivela l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute che insieme a Nomisma ha sondato le opinioni di un campione di 1.200 persone su tutto il territorio nazionale.
Sara Assicurazioni ha stanziato un contributo di 500.000 € che verrà destinato a supportare iniziative di solidarietà inerenti l’emergenza Covid-19.
Spesso bistrattato, costretto a fare i conti con tagli e strutture mediche non sempre all’altezza, eppure il nostro Sistema Sanitario è quello che ispira più fiducia alla maggior parte degli italiani.
Negli ultimi 12 mesi il 28% degli italiani ha avuto bisogno, personalmente o per un parente, di avvalersi di un servizio di assistenza domiciliare. Che fosse per un periodo temporaneo - a seguito di un incidente o di un ricovero - o in maniera continuativa per dare assistenza ad un anziano o a causa di una malattia cronica invalidante, più di un italiano su quattro si è dunque avvalso di un supporto terzo per l’assistenza a casa.
Il sistema sanitario nazionale italiano è da tempo al centro del dibattito, tra inefficienze ed esigenze di razionalizzazione a causa delle ristrettezze economiche delle Regioni.
De-ospedalizzazione, investimenti sulla specializzazione degli ospedali e sulla medicina territoriale, con un occhio di riguardo alla medicina personalizzata e alla tele medicina. Meno poteri alle Regioni, che restano Enti erogatori, con una riforma del “Titolo V” che riveda il modello di governance e riassegni allo Stato poteri di definizione degli standard, di controllo, intervento e verifica su erogazione e uniformità dei Livelli essenziali di assistenza.
Nei prossimi 10 anni mancheranno all’appello oltre 15.000 medici specialisti che operano nel Servizio Sanitario Nazionale. A fronte del pensionamento di più di 58.000 tra medici dipendenti del SSN, universitari e specialisti ambulatoriali, il numero dei contratti di formazione specialistica previsti dall’attuale programmazione sarà di 42 mila unità, ben al di sotto della soglia necessaria.