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L’80% delle aziende cinesi ha subito ritardi di pagamento nel 2015

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Giovedì, 31 Marzo, 2016 - 07:53
Autore: Araldo

Secondo un nuovo studio Coface sulla gestione del rischio di credito su un migliaio di imprese in Cina, nel 2015 il comportamento di pagamento locale è peggiorato: 8 imprese su 10 hanno riscontrato problemi di mancati pagamenti. 

Coface prevede per il 2016 un rallentamento della crescita cinese al 6,5% (dopo un 6,9% nel 2015). Quest’anno sul mercato cinese pesano diverse incertezze: indebitamento elevato, eccessi di capacità che interessano numerosi settori di attività, pressioni al ribasso sulla valuta cinese e volatilità dei mercati azionari. Nel breve periodo, i ritardi di pagamento non dovrebbero subire miglioramenti.

I ritardi di pagamento proseguono, nonostante una politica del credito più cauta 

Nel 2015, le condizioni del credito offerte alle imprese cinesi si sono ulteriormente deteriorate, rispecchiando una politica di concessione del credito ai clienti più prudente. Si tratta senza dubbio, del risultato congiunto del peggioramento dell’esperienza di pagamento negli ultimi anni, della perdita di fiducia e di una crescita più lenta.

I rischi sono aumentati: nel 2015, l’80,6% delle imprese intervistate ha registrato ritardi di pagamento (contro il 79,8% nel 2014). Il 58,1% di esse ha dichiarato un aumento del loro ammontare. Una percentuale più elevata di imprese (+4 punti percentuali, il 10% del totale) ha assistito all’allungamento della durata media dei ritardi superiori a 150 giorni. Il 17,9% delle imprese ha dovuto far fronte a ritardi della durata particolarmente elevata (superiore a 180 giorni), il cui ammontare era superiore al 5% del loro fatturato annuo. L’incremento dei ritardi quindi, aumenta le pressioni sulla situazione finanziaria delle imprese.

Questi risultati sono in linea con i dati dei crediti deteriorati pubblicati dalla Commissione di Regolamentazione dell’Attività Bancaria Cinese, la cui percentuale ha raggiunto a fine 2015 l’1,59%, il livello più alto dal 2009 (contro l’1% nel 2013) [1]. Nei primi tre trimestri del 2015 i crediti deteriorati sono aumentati di più del 50%. In questo contesto, il rischio legato alla crescita dei ritardi di pagamento sembra trascurabile.

L’economia turbata nel 2016 da una moltitudine di sfide 

Le imprese cinesi, già penalizzate dall’eccesso di capacità e dagli utili bassi, devono far fronte ad un aumento del rischio di fallimento da quando il governo ha deciso di contrastare la sovraccapacità e le “imprese zombi”. Mentre la crescita del credito sta rallentando, il debito privato continua ad aumentare più rapidamente rispetto al PIL. La Cina non ha ancora avviato un processo di riduzione dell’indebitamento, i rischi sono dunque in crescita. Nel giugno 2015, i debiti del settore privato non finanziario hanno raggiunto il 201% del PIL, contro il 114% nel giugno 2008 e il 176% nel giugno 2013.

Nel 2015, la crescita del PIL cinese si è attestata al 6,9%, la più bassa negli ultimi 25 anni. Per il 2016, Coface prevede un abbassamento al 6,5%, un nuovo record. L’attività risente del processo di riequilibrio e della debolezza della domanda mondiale. Il governo ha messo in atto delle riforme necessarie a riequilibrare la crescita in favore dei consumi e del terziario. Nonostante un effetto positivo a medio termine, a breve termine tale riequilibrio comporta conseguenze negative per le imprese, penalizzando i profitti e aggravando il rischio di credito.

In Cina, il mercato azionario ha assistito a nuovi episodi di ribasso (-16% nella prima settimana di gennaio) e di volatilità. Il ricorso massivo al margin finance (gli investitori che chiedono prestiti per comprare azioni) ha provocato l’aumento dei rischi di credito, ciò potrebbe intensificare la spirale al ribasso. Contemporaneamente, lo yuan ha registrato una caduta senza precedenti, raggiungendo il picco più basso degli ultimi cinque anni nella prima settimana di gennaio contro il dollaro statunitense. La valutazione dello yuan risente delle uscite di capitale, accentuate dai timori di un rallentamento economico del paese.

Dal punto di vista politico monetario, la Banca Popolare Cinese, che ha avviato un ciclo di ammorbidimento nel novembre 2014, da allora ha ridotto il tasso di interesse preferenziale di sei volte (165 punti percentuali), abbassato il tasso di riserve richiesto dalle banche di 5 volte (-300 punti percentuali) e immesso liquidità nell’economia (1500 miliardi trilioni di RMB in gennaio 2016, attraverso strumenti diversi). Tuttavia, per il momento tali misure non si sono rivelate così efficaci.

«La strategia del governo è ambigua e le autorità sono divise tra due obbiettivi. Da una parte, devono trovare un equilibrio tra sostenere la crescita del PIL allo scopo di evitare un “atterraggio brusco” e tutelare i posti di lavoro, e dall’altro, devono gestire il rischio legato alla bolla del credito. Allo stesso tempo, le imprese cinesi affrontano sfide crescenti, come il livello di indebitamento estremamente elevato, i costi di finanziamento che continuano a crescere (malgrado l’ammorbidimento della politica monetaria), la scarsa redditività (imputabile agli eccessi di capacità osservati in alcuni settori) e la volatilità onnipresente sui mercati di cambio e azionari. Le misure di restrizione monetaria non hanno portato i loro frutti nel 2015, Coface prevede quindi una nuova serie di misure nel 2016, dal momento che le autorità cinesi stanno provando a evitare un atterraggio brutale dell’economia», commenta Charlie Carré, Economista Coface.

Settori ad alto rischio: costruzioni, metalli ed informatica 

Il settore delle costruzioni è quello più a rischio, con una situazione che peggiora rapidamente. Il 28,3% dei ritardi di pagamento del settore supera i 150 giorni. Per il 57% delle imprese intervistate, più del 2% del loro fatturato è colpito da ritardi superiori a 180 giorni [2]. Nel settore dei metalli e dell’informatica, rispettivamente il 13% e il 15,2% delle vendite a credito è colpito da ritardi di pagamento superiori a 150 giorni. Anche le telecomunicazioni sono sotto pressione. Alcuni settori beneficiano di una situazione invidiabile, ma quelli legati ai consumi delle famiglie, come la distribuzione e l’automotive, risentono del peggioramento dei ritardi di pagamento.

 

[1] Fonte: Commissione di Regolamentazione dell’Attività Bancaria Cinese

[2] Coface considera rischioso il recupero degli insoluti a 6 mesi e oltre. La sua esperienza dimostra che l’80% circa degli insoluti non sono mai rimborsati se il pagamento non avviene entro i 6 mesi dal ritardo. Quando l’ammontare degli insoluti di lungo periodo supera il 2% del fatturato totale annuo di un’impresa, la sua liquidità costituisce un problema e la capacità di rimborsare i propri fornitori è messa in discussione. 

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Cina
Coface

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