Per lo sviluppo della sanità integrativa nel nostro Paese serve una visione a lungo termine. “Se non sappiamo che sistema sanitario vogliamo nel nostro Paese tra dieci anni, faremo fatica a crearne uno nuovo”.
Lo ha detto Mario del Vecchio, dell’Università Bicocca in occasione della presentazione a Milano di una ricerca condotta dall’Osservatorio consumi privati in sanità (OCPS) sull’innovazione nell’assicurazione salute. “I servizi pubblici – ha continuato del Vecchio – si concentrano sulle aree a maggiore costo/efficacia. Ma si aprono le aree delle prestazioni e servizi potenzialmente utili, dove il Ssn non arriva. È una tendenza strutturale. Nei servizi come il nostro in teoria il Ssn offre tutto, ciò che non è offerto per definizione è meno importante. Questo impedisce la graduazione tra i sistemi di responsabilità collettiva e quelli di responsabilità individuale”.
Insomma serve una visione prospettica per poter creare anche in Italia un sistema di assicurazione integrativa.
Tra i principali player della sanità integrativa troviamo i fondi aziendali a livello di singola impresa, i fondi di alcuni comparti della pubblica amministrazione, quelli gestiti da enti previdenziali privati e quelli sanitari territoriali. Si aggiungono poi le compagnie assicurative che vendono sia polizze individuali sia polizze collettive.
In generale, gli Italiani prediligono i fondi sanitari integrativi assicurati con polizze collettive 42%, il 43% i fondi sanitari integrativi autoassicurati, il 20% polizze individuali o collettiva ad adesione individuale e il 4% le società di mutuo soccorso.