Se Generali è da qualche mese nel mirino di Greenpeace perché continua ad assicurare aziende attive nel settore del carbone, Allianz sfrutta il momento e cerca di guadagnare un vantaggio competitivo cercando di apparire maggiormente sensibile alle tematiche ambientali.
Infatti, ha comunicato che il Gruppo non assicurerà più centrali elettriche a carbone o miniere di carbone, operative o in fase di realizzazione. Con effetto immediato, Allianz non investirà più inoltre in società energetiche che costruendo estensivamente centrali funzionanti a carbone mettono a rischio l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi di mantenere entro i 2 gradi l’aumento della temperatura globale media al 2100.
Quanto alle aziende che generano elettricità da molteplici fonti, continueranno ad essere assicurate e rivendute individualmente, con l’obiettivo dichiarato di eliminare completamente i rischi del carbone nel business assicurativo entro il 2040. Più in generale, Allianz sostiene di voler eliminare in modo graduale, ma entro il 2040, gli investimenti proprietari in attività basate sul carbone e la copertura assicurativa di tali rischi. Ridurrà quindi la propria impronta di carbonio con una maggiore percentuale di energie rinnovabili nell'acquisto di elettricità. Per quanto riguarda gli investimenti, Allianz spiega che tra i suoi obiettivi a lungo termine c’è quello di strutturare gli investimenti negoziabili in tutti i settori ad alta intensità di carbonio in modo che risultino neutrali per il clima. Le aziende che non riusciranno ad adeguare le loro emissioni di gas effetto serra all’obiettivo di due gradi nei prossimi decenni saranno gradualmente rimosse dal portafoglio. Ciò sarà attuato, ad esempio, attraverso un dialogo attivo con le aziende e attraverso richieste di obiettivi a lungo termine per la protezione del clima. Inoltre, la soglia massima di emissioni di carbonio da parte delle aziende del settore energetico che Allianz finanzia verrà successivamente abbassata per gradi, cinque punti percentuali alla volta, partendo dall’attuale 30% per arrivare allo zero entro il 2040. Tale soglia si riferisce o ai ricavi generati da società minerarie mediante estrazione di carbone o alla percentuale di elettricità generata dal carbone da parte di società energetiche. Il prossimo adeguamento avverrà entro i prossimi cinque anni.