Si è tenuta a Roma la nona edizione del Welfare Italia Forum 2018, su iniziativa del gruppo Unipol, che ha riunito decision maker e stakeholder attivi nei settori sanitario, socio-assistenziale e previdenziale con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della White Economy, una filiera economica ed occupazione in grado di contribuire attivamente alla crescita del Paese.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Nando Pagnoncelli. Il presidente di Ipsos ha presentato i risultati della ricerca “Gli italiani: bisogni, aspettative e scelte di welfare”, realizzata dalla società di analisi e ricerche di mercato su un campione rappresentativo della popolazione italiana. Secondo quanto evidenziano i principali indicatori i giudizi degli italiani sui servizi di welfare sono prevalentemente negativi. La sanità è il settore su cui ci si aspetta un investimento da parte dello Stato per potenziare i servizi ai cittadini. Emerge anche la consapevolezza che il sistema sanitario andrà incontro a difficoltà crescenti per l’invecchiamento della popolazione e per le risorse economiche pubbliche sempre più limitate. Nonostante ciò, gli italiani non mostrano un atteggiamento attivo sia in termini di coperture complementari sia di informazione e approfondimento del tema.
L’indagine mostra come il giudizio degli italiani sui servizi di welfare sia complessivamente negativo, in quanto valutati in modo pessimo o scarso dal 61% della popolazione – con punte del 75% nel Centro Italia – e in modo ottimo o buono dal 33%, percentuale che sale al 39% nel Nord Ovest.
Secondo i curatori della ricerca è evidente che gli italiani percepiscano la necessità di riformare il sistema di welfare e di riallocare le risorse pubbliche in modo più efficiente. Su cosa sia più importante, si dividono in due gruppi: il 48% ritiene che i servizi debbano essere sempre garantiti a tutte le fasce di reddito, anche accettando un aumento delle tasse e una perdita di efficienza, mentre il 32% vorrebbe servizi più efficienti e con più libertà di scelta, anche a costo di pagarli e non poterli rendere accessibili a tutti.
Nel complesso, circa l’80% degli italiani è però d’accordo sul fatto che il sistema sanitario di assistenza gratuita o a costi bassi sia sostenibile nel lungo periodo solo se si eliminano gli sprechi e i costi eccessivi della politica.
Tra i vari settori del welfare, la sanità è considerato quello più importante ed è l’unico a raccogliere più giudizi positivi (48%) che negativi (47%), ma a prevalere è il disincanto: il 68% degli italiani vorrebbe che nei prossimi anni lo Stato spendesse di più rispetto ad oggi in sanità, ma soltanto il 15% è convinto che lo farà.
Le preoccupazioni personali per il futuro sono molteplici e riguardano soprattutto una possibile condizione di malattia o non autosufficienza (46%), l’inadeguatezza della pensione (36%), la difficoltà far fronte alle spese (30%) e la mancanza di una prospettiva lavorativa (29%).
Le opinioni degli italiani sulle strategie da mettere in atto per il futuro a livello di sistema sono però chiare: il 54% ritiene che si debbano mantenere tutti i servizi gratuiti o a basso costo solo per chi è in condizioni di povertà e farli pagare al resto della popolazione, il 15% vorrebbe un aumento delle risorse alzando le tasse, mentre il 6% è per la riduzione dei servizi (e dei costi).
Nonostante la consapevolezza che un sistema di welfare così strutturato non possa essere sostenibile nel lungo periodo, c’è una bassa partecipazione e informazione al riguardo. Ad esempio, l’86% degli intervistati ha dichiarato di non essersi posto il problema di come affrontare in termini economici una possibile situazione di disabilità in vecchiaia.
Soltanto il 22% degli italiani dispone inoltre di un’assicurazione sanitaria e il 61% non ha interesse a farla. Allo stesso modo, solo il 30% della popolazione dichiara di poter contare su un piano pensionistico integrativo.
Per questi motivi, concludono i curatori dell’indagine, appaiono necessarie iniziative di comunicazione, in ambito pubblico e privato, che arrivino a tutta la popolazione, in grado di stimolare un approccio più proattivo del cittadino nell’ambito di una nuova offerta di welfare, efficiente, funzionale e accessibile a tutti.