Una settimana fa il commissario al bilancio UE, Guenther Oettinger, aveva indicato che un’uscita del Regno Unito senza accordo il 31 ottobre prossimo comporterebbe un buco di 12 miliardi di euro nel bilancio 2020.
Per ora la Commissione ha indicato di non ritenere necessario varare nuove misure rispetto a quelle già predisposte per fronteggiare una “hard Brexit”. Tuttavia, ha invitato Stati e settore privato a prepararsi a tutti gli scenari, in primo luogo a quello peggiore. In caso di “hard Brexit” il Regno Unito diventerebbe uno Stato terzo senza beneficiare di alcun regime transitorio, per cui da quel momento il diritto primario e il diritto derivato della Ue non si applicheranno più al Regno Unito.
“Ciò comporterà perturbazioni importanti per i cittadini e le imprese con gradi ripercussioni economiche che saranno proporzionalmente più significative per il Regno Unito che non per gli Stati UE”, si legge nella comunicazione varata dall’esecutivo comunitario. L’invito di Bruxelles agli Stati UE è di concentrarsi in questa fase su alcuni aspetti della Brexit e in primo luogo sui diritti dei cittadini in materia di soggiorno e sicurezza sociale. Poi sui dispositivi medicali e sulle sostanze chimiche. Per quanto riguarda i servizi finanziari, le imprese “hanno compiuto progressi significativi nella pianificazione delle misure ma esistono alcuni problemi”. Le compagnie di assicurazione, i prestatari di servizi di pagamento e gli altri operatori di servizi finanziari che non sono ancora pronti per esempio nella gestione dei contratti e per l’accesso alle infrastrutture, “sono incoraggiati a completare i preparativi entro il 31 ottobre”, data ultima per l’uscita del Regno Unito dalla Ue.