ANAPA, l'Associazione Nazionale degli Agenti Professionisti di Assicurazione, ha espresso una forte insoddisfazione nei confronti del Governo per la disposizione inserita nella Legge di Bilancio per il 2024 che ha soppresso l'esenzione accordata sin dal 1973 agli intermediari assicurativi, dispensati dal versare la ritenuta di acconto sulle provvigioni versate dalla compagnia mandante come corrispettivo delle prestazioni rese nella distribuzione dei prodotti assicurativi.
Il presidente di ANAPA Vincenzo Cirasola si è detto deluso per il fatto che la norma, già presente nella bozza iniziale del provvedimento, non sia stata cassata nonostante le buone ragioni esposte dal sindacato anche in un incontro con ìl viceministro Maurizio Leo. In quell'occasione il sindacato aveva sottolineato che la disposizione, collocata al comma 2 dell'articolo 23 dell'articolato legislativo (“Misure di contrasto all'evasione e razionalizzazione delle procedure di compensazione dei crediti”), non porterà neanche un euro nelle casse dello stato, mentre arrecherà un grave danno alla categoria degli agenti e intermediari assicurativi.
Nelle schede di lettura alla Legge di Bilancio, l'introito previsto con l'introduzione della ritenuta d'acconto è stato stimato in € 583 milioni nel 2024 ed in € 778 milioni nei tre anni successivi, fondato su un'inverosimile ipotesi di evasione fiscale, che emergerebbe proprio grazie al provvedimento. Lo Stato, richiamandosi alle risultanze del "Monitoraggio dell'evasione fiscale e contributiva", stima che i compensi dichiarati dagli intermediari del settore assicurativo (broker, agenti, subagenti, produttori e procacciatori d'affari), pari a € 9,3 miliardi nel 2021, siano significativamente inferiori a quelli effettivamente percepiti e che, secondo il dossier parlamentare, sarebbero ammontati in quell'anno a ben € 19 miliardi.
La ritenuta d'acconto farebbe appunto emergere il sommerso, determinando gli introiti sopra indicati. In pratica, secondo le stime del Governo, ci sarebbe una presunta evasione fiscale (Irpef e Ires), del 51% che è del tutto irreale, visto che gli intermediari ricevono le provvigioni dalle proprie mandanti, che sono società quotate in borsa o con i bilanci comunque certificati, con i mandati di pagamento sempre tracciati.
La norma, piuttosto, è atta a produrre significativi danni agli intermediari:
- la misura toglie liquidità alle agenzie, soprattutto le più piccole - quelle finanziariamente più fragili - tenuto conto, per giunta, che la ritenuta si calcola al lordo, mentre le imposte da compensare successivamente per l'esercizio si pagano al netto delle spese sostenute dagli agenti;
- la rete distributiva del settore assicurativo, sconta un difficile momento congiunturale di mercato, con gli indicatori tecnici che sono entrati in territorio negativo, in alcuni dei rami in cui l'intermediazione agenziale detiene le maggiori quote (assicurazioni sulla casa e Rc Auto). Questo comporta il venir meno di quella parte di provvigioni vincolate al positivo andamento degli indicatori tecnici.
“Quando queste semplici verità troveranno conferma nel corso dell'anno - ha spiegato Cirasola - il governo dovrà trovare altre fonti per coprire un buco nel bilancio pubblico, ma intanto gli agenti avranno già subito un danno non indifferente”.