Cambiare la normativa dei Pir per permettere alle compagnie di riversare sul nuovo strumento di raccolta del risparmio le ingenti masse di risorse accumulate nelle gestioni separate.
È questa la proposta della Presidente di Ania, Bianca Maria Farina, avanzata durante la giornata dell’investitore istituzionale, organizzata dalla Febaf. “Le compagnie hanno difficoltà ad investire nei Pir. Lo hanno fatto per le polizze linked ma non per le gestioni separate”, dove le riserve tecniche di ramo I e ramo V sono pari a 500 miliardi.
“Oggi come oggi quelle risorse finanziare non possono entrare nei pir perchè la norma dice che di deve essere corrispondenza univoca tra cliente e pir, invece nelle gestioni separate è impossibile identificare l’ammontare del rendimento del cliente derivante dal Pir. Lo si può fare solo in modo forfettario, quindi deve essere cambiata la norma”. Secondo l’Ania sarebbe quindi necessario prevedere per gli assicurati delle gestioni separate gli stessi vantaggi fiscali previsti per gli investimenti diretti nei Piani individuali di risparmio. Secondo la Presidente dell’Ania sarebbe anche opportuno riflettere su come veicolare investimenti illiquidi sui Pir. “Il pir è stato pensato come sottostante di fondi liquidi e questo è uno dei limiti: il pir ha potuto rivolgersi solo alle quotate invece nell’universo delle migliaia di imprese italiane le quotate sono una minoranza e possono esserci eccellenze non quotate che meritano di essere finanziate. La normativa dei pir quindi va allargata agli investimenti illiquidi”. Secondo Ania i pir potrebbero quindi investire in fondi di private equity che a loro volta investono in non quotate o in basket bond (titoli emessi da Spv con sottostante obbligazioni emesse da non quotate). Ovviamente, aggiunge Farina, “più la percentuale di illiquidità è alta più ci si deve rivolgere agli investitori istituzionali per questi pir. Le compagnie sono uno strumento importante dell’economia che raccoglie la fiducia dei risparmiatori italiani e mettere queste risorse a favore dell’economia reale noi lo sentiamo come un fatto che favorisce il Paese e come un dovere da italiani”.
Secondo Luigi Abete, presidente Febaf, sarebbe necessario “implementare la possibilità che il sistema pensionistico di primo pilastro possa utilizzare i Pir per investire nelle medie imprese. Abbiamo uno strumento che funziona, i Pir, che accompagnano allo sviluppo le quotande e quelle quotate sull'Aim nonchè le imprese che hanno bisogno di bond ma non risponde alle richieste delle mid cap che hanno bisogno di equity. Per questo tipo di aziende ci vuole un investitore paziente come, appunto, gli istituzionali pensionistici”.