
Il processo di liberalizzazione dei mercati ha mostrato, durante il Governo Monti, rapide accelerazioni ma molto resta ancora da fare. Lo scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in una segnalazione, a firma del presidente Giovanni Pitruzzella, che fotografa lo stato dell’arte dei singoli mercati: le riforme fatte, le norme ancora da attuare, le ulteriori modifiche necessarie. Nella segnalazione, richiesta dal Governo per predisporre anticipatamente la legge annuale per la concorrenza, l’Antitrust ribadisce che l’apertura dei mercati e l’introduzione dei meccanismi concorrenziali sono ingredienti imprescindibili per stimolare, in prospettiva, la crescita e migliorare il benessere dei consumatori. Devono tuttavia essere accompagnati da istituzioni efficienti e veloci, che diano certezza dei tempi a chi vuole investire nel nostro Paese: ripensamento dell’attuale assetto del federalismo per uscire dal gioco dei veti incrociati, pubblica amministrazione orientata al servizio delle imprese e dei cittadini, riforma della giustizia sulla scia di quanto efficacemente avviato negli ultimi mesi dal dicastero competente, devono accompagnare il processo in corso.
L’Autorità intende dare nuovo impulso al programma di clemenza per combattere i cartelli segreti tra imprese e chiede correttivi normativi per incentivare i soggetti a denunciarli: si tratta di uno strumento importante perché la prassi indica che le intese si annidano soprattutto nella gare pubbliche. Per quanto riguarda il settore bancario e assicurativo l’Antitrust rileva che, per le banche gli interventi effettuati sono stati molteplici e hanno riguardato sia gli assetti di governance degli operatori sia l’incremento del numero e della qualità delle informazioni da fornire al cliente. Ora occorre:
1) separare BancoPosta dalle attività postali tradizionali per aumentare il grado di concorrenza nel settore bancario e garantire maggior trasparenza nel settore postale tradizionale. Attraverso una chiara collocazione delle risorse tra le due attività si eviterebbero i rischi di sussidi incrociati e di offerte economiche non replicabili perchè basate su non chiare attribuzioni di costi comuni, creando altresì un contesto concorrenziale più ampio;
2) rivedere la governance e la struttura delle banche popolari quotate. Il regime legale delle banche popolari quotate consente assetti societari che ne limitano la contendibilità senza che sia garantito il rispetto dello spirito mutualistico. Si potrebbe quindi eliminare la clausola di gradimento e abolire il limite all’uso delle deleghe.
Sarebbe necessaria una maggiore simmetria tra partecipazione alla vita sociale e quote di capitale detenute attraverso un ripensamento del voto per testa e dei limiti alla partecipazione azionaria;
3) evitare l’abbinamento dei contratti di finanziamento e delle polizze assicurative. Andrebbe chiarito che, salvo particolari eccezioni (come ad esempio nel caso delle cessioni del quinto dello stipendio) nessuna norma impone agli istituti di credito di “condizionare” l’erogazione di un finanziamento all’acquisto di una polizza assicurativa. Inoltre, l’istituto di credito dovrà espressamente informare il beneficiario del finanziamento della possibilità di ricercare sul mercato, entro un periodo non inferiore a 10 giorni, una polizza assicurativa della tipologia richiesta che sarà accettata dalla banca o dall’intermediario finanziario senza variare le condizioni offerte per l’erogazione del mutuo immobiliare o del credito al consumo;
4) rimuovere le difficoltà operative per gli agenti plurimandatari: dovrebbero essere vietate le clausole che ostacolano i rapporti con compagnie/reti distributive concorrenti per consentire all’agente di fornire al proprio cliente non solo tre preventivi, ma anche più alternative contrattuali alla polizza della compagnia rappresentata.