
Per la maggioranza degli automobilisti italiani il motore della propria auto resta un mistero racchiuso sotto il cofano. Lo conferma una recente indagine commissionata da Facile.it a mUp Research, secondo cui meno del 20% degli intervistati sa che spesso il propulsore non è prodotto dalla stessa casa automobilistica che firma il marchio della vettura. Una consapevolezza ancora più bassa tra le donne, dove la percentuale scende all’11%, e che raggiunge il 12% nelle regioni centrali tra chi ammette di non saperne nulla.
In realtà, quando il consumatore dichiara che “il motore conta”, spiegano gli esperti di Facile.it, “manifesta fiducia nel marchio dell’auto, non una reale conoscenza del produttore”. Eppure il cuore tecnico della vettura ha un peso decisivo non solo su prestazioni e affidabilità, ma anche sui costi fissi che ogni automobilista deve affrontare. Il bollo auto viene calcolato in base ai kilowatt registrati a libretto, mentre le compagnie assicurative collegano il premio soprattutto a cilindrata e potenza, considerate indicatori di rischio.
“All’aumentare della cilindrata cresce statisticamente il rischio di sinistri”, sottolinea ancora Facile.it. I numeri parlano chiaro: a parità di valore d’acquisto, fissato in 30.000 euro, la polizza Rc Auto di un modello con cilindrata sopra i 2.000 cc può costare fino al 57% in più rispetto a una vettura sotto i 1.000 cc.
Ma le differenze non si fermano qui, perché anche l’alimentazione del motore influisce. Le auto ibride, spesso scelte per motivi di sostenibilità e risparmio nei consumi, garantiscono vantaggi anche sul fronte assicurativo. Nella fascia sotto i 75 kW assicurare un ibrido significa spendere circa il 10% in meno rispetto a un diesel, mentre tra i 120 e i 200 kW il divario cresce fino al 17%.
Anche a confronto con i motori a benzina, il premio Rc si rivela più favorevole: –4% per le ibride di media potenza. I dati confermano dunque che scegliere un’auto ibrida non significa soltanto ridurre le emissioni e alleggerire i costi di carburante, ma può trasformarsi in un investimento capace di generare risparmi concreti sul lungo periodo, soprattutto nelle spese assicurative. Un motivo in più per colmare quel vuoto di consapevolezza che ancora oggi caratterizza gran parte degli automobilisti italiani e che rischia di far perdere occasioni di risparmio tangibile.