
Il 2025 si preannuncia incerto, con rischi elevati per molte economie. Gli Stati Uniti, nonostante la crescita stabile, potrebbero influire negativamente sulle economie mondiali, mentre la Cina affronta una sovraccapacità produttiva e problemi legati agli Stati Uniti.
I Paesi emergenti sono minacciati dall'apprezzamento del dollaro e dal deflusso di capitali. In estrema sintesi, è questo il quadro che emerge dal “Barometro Rischio Paese e Settoriale 2025” di Coface, che informa di aver aggiornato sette valutazioni paesi e venti settoriali, con una divisione tra positivi e declassamenti.
In particolare, continua la divergenza tra le economie statunitense ed europea: se negli Stati Uniti la crescita è sostenuta dalla spesa delle famiglie, in Europa si prevede una crescita limitata, soprattutto a causa dei problemi industriali e della scarsa fiducia dei consumatori.
L’industria automobilistica europea, già in crisi nel 2024, non mostra segni di ripresa, mentre le economie emergenti si trovano ad affrontare l'incertezza legata all'elezione di Donald Trump, l’apprezzamento del dollaro e il deprezzamento di valute come il real brasiliano. Anche la Cina rischia un rallentamento della crescita.
Nonostante le difficoltà, Coface prevede una crescita globale stabile al 2,7%, sostenuta dalla resilienza dell'economia USA.
In questo scenario, l’attenzione delle imprese si concentra su come navigare in un ambiente globale caratterizzato da incertezze politiche ed economiche. Le sfide legate ai tassi di interesse, alle fluttuazioni valutarie e alla concorrenza internazionale richiedono strategie più agili e resilienti. Le aziende dovranno essere pronte a reagire velocemente agli sviluppi globali, adattando le loro operazioni e investimenti per mitigare i rischi, con un focus sulla gestione efficace dei flussi di capitale e sul rafforzamento delle proprie posizioni nei mercati emergenti, che potrebbero essere tra i più vulnerabili in questo contesto.
“Il Barometro di Coface offre ancora una volta una fotografia puntuale a livello mondiale dei rischi dei Paesi e dei settori” afferma Ernesto De Martinis, Ceo Regione Mediterraneo & Africa Coface. “Ci sono dei segnali di miglioramento sul fronte della crescita mondiale, ma l’Italia è l’unico Paese occidentale che continua ad avere a livello generale un livello di rischio di insolvenza delle imprese elevato -seppur non alto- rispetto a nazioni più virtuose come la Francia, Germania e Spagna dove il rischio è basso. Guardando ai settori, sarà necessario prestare una maggiore attenzione all’automotive e al metallurgico, dove il rischio è diventato molto alto”.