Secondo un’analisi di Deutsche Bank le compagnie del ramo vita continueranno ad accusare il contraccolpo della Brexit ancora per un po’, rimanendo – all’interno del settore assicurativo - le più vulnerabili agli shock dei mercati.
A una settimana di distanza dal voto nel Regno Unito le maggiori aziende di insurance hanno visto una leggera ripresa dei propri titoli azionari, ma il ricordo del tracollo degli scorsi giorni è ancora fresco soprattutto per Standard Life e Axa, le più duramente colpite dal terremoto finanziario. Anche le aspettative per il prossimo futuro non sono rosee, il già citato studio infatti ipotizza un “quintetto” di conseguenze negative post-Brexit: maggiore volatilità del mercato, minore ritorno sulle azioni proprie, aumento dello spread sulle obbligazioni corporate, aumento dello spread sovrano e valutazioni inferiori sull’equity.
Lo scenario attuale
Da un altro report pubblicato dalla banca emerge che la più grande minaccia per le compagnie sarà il rischio di eccessiva diminuzione del capital ratio: si attende infatti un ulteriore calo dei tassi di interesse, che aumenterà il valore delle passività delle aziende erodendo di conseguenza le loro riserve.
Secondo Ned Cazalet, di Cazalet Consulting, l’industria non si trova in uno stato di salute allarmante, ma è senza dubbio molto vulnerabile a ogni fattore di stress esterno. A detta della Deutsche Bank, Prudential e L&G sono le più suscettibili ai cambiamenti del mercato, mentre Aviva e Standard Life hanno dimostrato maggiore resilienza.
L’estrema reattività al mercato è dovuta in gran parte alla forte dipendenza di queste compagnie dalle banche, i soggetti più colpiti dalla Brexit. Molte assicurazioni infatti hanno istituti di credito come principali azioniisti. In Italia per esempio Generali si è trovata gravemente esposta da questo punto di vista dopo il tracollo delle banche di venerdì. Nel nostro paese la situazione è particolarmente critica e si ipotizza un possibile salvataggio da parte dell’UE (per il quale è in corso un acceso dibattito istituzionale) per 40 miliardi di euro. Le azioni del gruppo hanno perso il 20% nell’ultima settimana, anche se da mercoledì si è registrata una ripresa del 2,36%.