
La digitalizzazione delle PMI italiane potrebbe portare un contributo di 10,2 miliardi di euro al PIL e assicurare 208 mila nuovi posti di lavoro.
È il risultato di uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti per conto di Meta. In particolare, lo studio evidenzia come le PMI che usano i canali digitali siano riuscite a far crescere del 20% i propri ricavi, del 30% la propria clientela e del 40% il numero dei follower, comportando una crescita del 50% delle visite presso gli store fisici.
Secondo il Digital Index Pmi, elaborato per l’occasione da Ambrosetti, le PMI italiane occupano il diciottesimo posto della classifica UE per livello di digitalizzazione e interazione digitale con i clienti.
Ancora più ampio il ritardo nello sviluppo delle competenze digitali: sono al 21° posto, con i livelli più bassi di specialisti di IT in Europa. Un divario reso ancora più evidente dal fatto che solo il 15% delle Pmi del nostro Paese è in grado di fornire formazione digitale ai propri dipendenti (la media Ue è del 18%).
Se l’Italia raggiungesse i valori di Danimarca, Finlandia e Svezia, i tre best performer, potrebbe aumentare fino al 9,2% la produttività del lavoro nelle Pmi e generare fino a 24,8 miliardi di euro aggiuntivi di contributo al Pil.
Gli ambiti in cui le Pmi italiane ottengono, invece, risultati migliori rispetto alla media europea, sono la digitalizzazione del business – espressa soprattutto dalla fatturazione elettronica – e l’adozione di tecnologie digitali legate all’utilizzo del cloud, che vedono il nostro Paese al 7° posto nel ranking Ue. Sempre secondo il Digital Index Pmi, le Pmi italiane sono all’ottavo posto per accelerazione della digitalizzazione registrata negli ultimi 5 anni.
L’Italia deve quindi aumentare il proprio livello di digitalizzazione e questo processo può avvenire solo attraverso la crescita digitale delle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del tessuto produttivo del nostro Paese.
“Gli strumenti digitali non sono mai stati così importanti come in questo momento. Lo studio dimostra che il digitale può contribuire a far crescere in modo significativo l'occupazione, anche in quegli ambiti in cui il nostro Paese è ancora fanalino di coda in Europa”, ha dichiarato Luca Colombo, country director di Meta in Italia. “Particolarmente critici sono i ritardi nell’ambito delle infrastrutture di rete (23° posto) e delle competenze digitali nelle imprese (21° posto). È quindi più che mai urgente intervenire per consentire il pieno dispiegamento del potenziale di crescita per il sistema Paese. Abbiamo infatti dimostrato che la crescita nell’uso dei social network potrebbe produrre fino a 10,2 miliardi di euro aggiuntivi di contributo al Pil”, ha aggiunto Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House - Ambrosetti.