
Con un deficit sceso al 3,4% del PIL nel 2024 e un saldo primario tornato in attivo (+0,4%), l’Italia sta mostrando segnali concreti di un consolidamento fiscale che potrebbe presto farla uscire dalla procedura di deficit eccessivo dell’Unione Europea.
Le previsioni della Commissione UE sono ottimistiche, indicando un disavanzo in ulteriore calo al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, cifre che riporterebbero il nostro Paese nei parametri previsti dai trattati. A rinforzare questa prospettiva c’è anche la fiducia dei mercati: lo spread BTP-Bund è sceso stabilmente sotto i 100 punti base, con rendimenti del decennale italiano che si attestano attorno al 3,6%, il che si traduce in un risparmio notevole sulla spesa per interessi, stimato in circa 13 miliardi di euro nel biennio 2025-2026. Questi numeri, nel loro insieme, ci avvicinano al ritorno a una piena normalità fiscale a livello comunitario.
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, il miglioramento dei conti è sostanziale.
Il deficit del 2024 si è quasi dimezzato rispetto al 7,2% del 2023, grazie a un ridimensionamento della spesa straordinaria e a una crescita sostenuta del gettito fiscale. Ancora più significativo, il ritorno all’avanzo primario dimostra che lo Stato ha ricominciato a coprire le proprie spese correnti senza ricorrere a nuovo debito, prima di considerare gli interessi. Nonostante il debito pubblico sia ancora elevato, al 135,3% del PIL, la sua stabilizzazione è un segnale incoraggiante. Tuttavia, il percorso non è privo di sfide. Le nuove regole europee fissano un tetto alla crescita della spesa netta, che non dovrà superare l’1,3% nel 2025 e l’1,6% nel 2026. Questo impone al governo una disciplina rigorosa, soprattutto in un contesto di crescita economica ancora debole, con previsioni all’1,0% nel 2025 e all’1,2% nel 2026.
Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, sottolinea che la sfida non è solo economica, ma anche politica. “La combinazione di deficit in calo, saldo primario positivo, spread ai minimi e riduzione della spesa per interessi rafforza la credibilità fiscale del Paese”, afferma Longobardi, aggiungendo che “la sfida, nei prossimi due anni, sarà quella di consolidare questi risultati, rispettando i vincoli europei sulla spesa e mantenendo un percorso di crescita capace di sostenere la discesa del debito pubblico”. Il governo italiano dovrà dimostrare di saper bilanciare rigore e sviluppo, senza cedere a “scelte di spesa non coperte o spinte elettorali a breve termine” che potrebbero compromettere la strada intrapresa. Mantenere un profilo di bilancio prudente, nonostante l’instabilità internazionale e le crescenti tensioni politiche interne, rafforzerebbe la posizione dell’Italia in Europa e l’accrediterà come un attore affidabile. Il percorso intrapreso è promettente, ma la sua riuscita dipenderà dalla capacità di mantenere la rotta, coniugando disciplina finanziaria con la necessità di non sacrificare coesione sociale e investimenti.