
A fine 2020, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,353 milioni, in crescita di 236mila unità rispetto alla fine del 2019 (+2,6%). Lo rende noto la Covip nell’aggiornamento sull’andamento delle forme pensionistiche complementari nel 2020.
L’aumento risulta “inferiore rispetto ai periodi precedenti all'emergere dalla crisi epidemiologica. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,480 milioni di individui”. A fine 2020, le risorse destinate alle prestazioni sono pari a circa 196 miliardi, 11 miliardi in più rispetto a fine 2019.
Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari a 60,4 miliardi (+7,5%). Per i fondi aperti si attesta a 25,4 miliardi e a 39,2 miliardi per i Pip nuovi aumentando, rispettivamente, dell’11,1% e del 10,4%.
Rispetto alla fine del 2019, nei fondi negoziali si registrano circa 101mila posizioni in più (+3,2%), portandone il totale a fine anno a 3,261 milioni. I maggiori incrementi si riscontrano nel fondo destinato ai lavoratori del settore edile, (20.600 unità in più) e nel fondo rivolto ai dipendenti pubblici (14.000 unità in più). Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,628 milioni di posizioni, 76.000 unità in più (+4,9%). Per i Pip nuovi il totale delle posizioni, 3,508 milioni, è in aumento di 89.000 unità (+2,6%), sempre rispetto alla fine del 2019.
I flussi contributivi nel 2020 hanno totalizzato 12,4 miliardi di euro, (+3% rispetto al 2019) attenuando la propria crescita rispetto al trend degli anni precedenti (poco sopra il 5 per cento annuo) ma mantenendosi comunque in territorio positivo nonostante la crisi determinata dalla pandemia. Il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre, in corrispondenza della fase più acuta della crisi, e' stato quindi recuperato.
Per quanto riguarda i rendimenti, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti sono stati positivi per i fondi negoziali e per i fondi aperti: rispettivamente, 3,1% e 2,9%, mentre sono risultati negativi, ma solo marginalmente (-0,2%), per i Pip di ramo III. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,4%.