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La pandemia continua a fare paura e l’attuale situazione politica non contribuisce certo a spazzare le nubi e fare chiarezza su un futuro sempre molto incerto. Con la seconda ondata di contagi in corso, l’ultimo trimestre 2020 he registrato un incremento del 9,5% del numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Lo i rileva dalle elaborazioni di Crif sulla base del patrimonio informativo di Eurisk, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif.
Guardando a un orizzonte temporale complessivo, il 2020 si è chiuso con un incremento annuo del 24,5%, consolidando una dinamica rafforzatasi nel corso del 2020 dopo che il primo trimestre si era aperto con un segno negativo (-14,7%).
In termini assoluti, si tratta della migliore performance fatta registrare dal comparto negli ultimi 7 anni. “Il rallentamento del ciclo economico, indotto dell’emergenza sanitaria Coronavirus, ha fortemente condizionato nell’ultimo anno l’andamento dei flussi di cassa delle imprese e quindi anche la dinamica delle richieste di credito”, commenta Simone Capecchi, executive director di Crif.
Secondo le analisi di Crif, circa la metà delle imprese italiane ha dovuto affrontare lo shock della pandemia partendo da situazioni delicate, in termini di liquidità.
Il 38% delle aziende si caratterizzava per una disponibilità di cassa in grado di coprire meno del 50% dei debiti finanziari a breve termine in scadenza, cui si aggiunge un ulteriore 8% di imprese senza particolari margini di manovra. Peraltro, le imprese maggiormente in difficoltà si concentrano tipicamente nei settori più ciclici ed esposti alle dinamiche dei consumi.