Circa sei cittadini su dieci eseguono meno esami medici, quasi un terzo avverte di più lo stress da lavoro e quasi otto italiani su dieci ritengono che la crisi possa incidere direttamente sulla salute, mentre è boom per la sanità low cost. Sono questi i principali risultati che emergono da un sondaggio promosso da “Il ritratto della salute”, il quotidiano on line della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).
Su un numero complessivo di circa 3.000 cittadini intervistati, il 79% del campione pensa che la crisi possa minare la salute e il benessere. Il 59% fa meno esami e visite mediche, il 29% avverte maggiormente lo stress lavorativo e il 12% va meno in ferie. “Come medici di famiglia – afferma il Claudio Cricelli, presidente SIMG – riscontriamo il problema emerso dal questionario. Le persone fanno meno esami per colpa della crisi. Per oltre il 70% il medico di famiglia rimane il punto di riferimento. Ci capita sempre più di dialogare con i nostri pazienti non solo di temi medici ma anche di gestione della vita quotidiana”. Gli effetti della crisi cominciano ad avvertirsi in maniera consistente su gran parte della popolazione che risparmia anche sulla spesa alimentare, mangiando meno frutta e verdura che stanno diventando un lusso. Secondo Circelli le difficoltà finanziarie non dovrebbero tradursi in un taglio indiscriminato dei servizi sanitari. “Le ultime manovre finanziarie hanno inciso profondamente sul livello dell'assistenza e si preannunciano nuovi aggravi, si tratti o meno di ticket. Anche i provvedimenti della spending review rischiano di compromettere ulteriormente la qualità delle cure. La risposta della SIMG è investire in appropriatezza e innovazione. Oggi la medicina generale deve sempre più farsi carico delle carenze del sistema come testimoniato dai dati del nostro Centro di Ricerca SISSI. Ciascuno di noi è responsabile della salute di una media di 1.114 assistiti e ci sono oltre 25 milioni di malati cronici cui dobbiamo garantire continuità di cura per ricoveri e prestazioni inutili: oggi una parte degli esami diagnostici potrebbe essere razionalizzato con un risparmio di risorse da reinvestire in altri settori critici dell’assistenza”.