Allianz ha presentato la 15° edizione del “Global Wealth Report” che esamina la situazione patrimoniale e l'indebitamento delle famiglie in circa 60 paesi del mondo.
Il 2023 è stato caratterizzato da una forte stretta monetaria, ma le economie si sono dimostrate resilienti e i mercati hanno registrato un fortissimo rialzo. In questo contesto, gli asset finanziari globali delle famiglie hanno registrato una forte crescita: con un aumento del 7,6%, le perdite dell'anno precedente (-3,5%) sono state più che compensate. Complessivamente, gli asset finanziari totali ammontavano a 239 trilioni di euro alla fine del 2023. La crescita nelle tre principali asset class è stata piuttosto disomogenea.
I titoli (11,0%) e le assicurazioni/pensioni (6,2%) hanno beneficiato del boom del mercato azionario e dell'aumento dei tassi e sono cresciuti molto più velocemente rispetto alla media degli ultimi dieci anni.
Al contrario, la crescita dei depositi bancari è scesa al 4,6% dopo gli anni di boom legati alla pandemia, registrando uno degli aumenti più bassi degli ultimi 20 anni.
La ripresa nel 2023 è stata diffusa. Solo Nuova Zelanda e Thailandia hanno registrato tassi di crescita negativi. Inoltre, la crescita è stata relativamente uniforme in tutte le aree geografiche, non da ultimo in Asia e in Nord America, che hanno registrato entrambe un incremento superiore all'8%, con gli Stati Uniti (8,6%) che hanno evidenziato un'espansione ancora più forte rispetto alla Cina (8,2%).
Di conseguenza, il vantaggio di crescita delle economie emergenti rispetto alle economie avanzate si è nuovamente ridotto in modo significativo e lo scorso anno è stato pari a soli 2 punti percentuali. “La crescita relativamente più debole dei Paesi più poveri riflette la nuova realtà di un mondo frammentato”, ha spiegato Ludovic Subran, capo economista di Allianz. “Fino al 2017, anno in cui sono esplose le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i Paesi più poveri avevano ancora un vantaggio di crescita di 10 punti percentuali o più rispetto ai Paesi più ricchi. Tutti pagheremo un prezzo per questa separazione, ma saranno le economie emergenti a risentirne di più. Un mondo meno connesso è un mondo con più disuguaglianze”.
Nel 2023, dopo gli anni di boom dei risparmi forzati legati alla pandemia, è proseguita la normalizzazione dei nuovi risparmi che sono diminuiti del 19,3% a 3 trilioni di euro, un calo quasi esclusivamente attribuibile ai depositi bancari. Nel complesso, le banche di tutto il mondo hanno ricevuto solo 19 miliardi di euro: un crollo del 97,7%. Il principale colpevole sono le famiglie statunitensi che hanno liquidato depositi per un valore di 650 miliardi di euro. Le altre due asset class, invece, continuano ad essere popolari tra i risparmiatori. Anche le assicurazioni/pensioni si sono dimostrate relativamente solide, con il calo dei nuovi risparmi in tutto il mondo pari solo al 4,9%.
Per quanto riguarda gli asset finanziari delle famiglie italiane sono aumentati del 6% nel 2023, ben al di sopra della media regionale del 5%. Il fattore trainante principale sono stati i titoli (12,4%) mentre i depositi bancari sono addirittura diminuiti del 3%, registrando il primo calo in 14 anni. Le assicurazioni/pensioni si sono dimostrate resilienti, crescendo del 4,5%. Anche quest'anno, la crescita dovrebbe essere relativamente solida: 4,8%.
In linea con la tendenza globale, i nuovi risparmi sono diminuiti del 24% a 45 miliardi; si tratta di meno di un terzo del livello del 2021, l'anno del risparmio forzato (140 miliardi di euro). Ma ancora più evidente di questa flessione è il passaggio da un asset class all'altra. I risparmiatori italiani hanno prelevato denaro dalle banche per un importo di 50 miliardi di euro, riducendo anche i nuovi stanziamenti per assicurazioni/pensioni (-18 miliardi di euro); hanno invece acquistato titoli, in misura massiccia (95 miliardi di euro). Ma anche all'interno di questa asset class, le famiglie italiane sono state molto discriminanti: hanno evitato azioni (-38 miliardi di euro) e fondi comuni di investimento (-21 miliardi di euro), orientandosi con decisione sulle obbligazioni (155 miliardi di euro). Con queste variazioni, il comportamento del risparmio italiano è tornato ai modelli visti l'ultima volta prima della crisi finanziaria globale.