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Euler Hermes, compagnia società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti, ha rilasciato il report Global trade:What’s coking? che tratteggia una situazione instabile, dove coesistono una situazione economica stagnante, una debole pressione sui prezzi e una persistente sovraccapacità. Fattori che rendono particolarmente difficile azzardare qualsiasi previsione sul futuro immediato.
Per il Presidente del Management Board di Euler Hermes, Wilfried Verstraete, sono tre le ragioni principali del rallentamento degli scambi commerciali: “Innanzitutto, i programmi di austerità hanno ridotto a livello generale la spesa pubblica, storicamente un importante fattore di crescita. In secondo luogo, sono diminuiti i volumi globali di import ed export e data la loro correlazione, l’impatto sulle “supply chains” ha indebolito ulteriormente la crescita e il commercio globale. Infine e soprattutto, la ripresa dei consumi e degli investimenti, gli elementi principali dell’espansione commerciale, è modesta. Di conseguenza, il commercio globale non guida più il PIL mondiale, ma semplicemente lo accompagna”.
In base alle previsioni di Euler Hermes, il commercio nominale internazionale crescerà dell’1,8% quest’anno e del 4,5% nel 2016, una frazione rispetto al 12% di espansione annuale globale a cui si è assistito fra il 2001 e il 2008. Secondo il rapporto, le maggiori pressioni negative sui prezzi restringeranno di 560 miliardi di dollari il commercio nominale solo nel 2015, mentre a 7 anni dall’esplosione della crisi finanziaria la ripresa del mercato delle merci e dei servizi fatica ancora ad affermarsi.
I primi esportatori dovrebbero essere i paesi asiatici con 221 miliardi di dollari di esportazioni addizionali nette nel 2015. Globalmente la Cina supererà gli Stati Uniti per maggiori profitti ottenuti da un singolo paese, seguiti da Germania, Giappone e Corea del Sud. Fra i paesi più penalizzati ci sono il Brasile e il Cile a causa della caduta dei prezzi delle materie prime, mentre il Portogallo e l’Ungheria risentono di scarsa competitività. Il rapporto definisce anche un quadro di riferimento nel quale i paesi sono suddivisi secondo la domanda prevista di importazioni nel 2015-16 ed i relativi livelli di rischio, che permette di individuare le opportunità e le insidie potenziali. Euler Hermes identifica i paesi con una crescita elevata ed un rischio comparativamente minore, come l’Estonia e la Corea del Sud, annoverate fra “le 15 Prelibatezze”. Vengono messi in guardia gli esportatori che si avventurano in quei paesi i cui mercati sono già saturi come il Canada, la Svizzera e l’Australia, in quanto attirano per l’apparente sicurezza, ma offrono purtroppo una crescita piatta.
Il Made in Italy, ovvero l’eccellenza della manifattura italiana, anche quest’anno e nel 2016 darà il suo importante contributo alla crescita economica del paese. Infatti, nonostante le difficoltà di competitività a livello internazionale, secondo i curatori del rapporto per le PMI nel 2015 e 2016 sono attesi rispettivamente 10 e 15 miliardi di export addizionale provenienti prevalentemente da meccanica, chimica, tessile e agroalimentare. “L’indebolimento dell’euro e una base di prodotti e servizi fortemente diversificata potrà consentire alle imprese italiane di crescere ancora una volta sui principali mercati export, affascinati dalla qualità, dall’Italian style e dall’innovazione – ha commentato Michele Pignotti, Capo della Regione Euler Hermes Paesi Mediterranei, Africa e Medio Oriente –. Ad affiancare gli emergenti nell’acquisto di prodotti italiani ci saranno ancora una volta le principali economie partner del Vecchio Continente come Francia e Germania, attese ad una crescita più sostenuta e la Svizzera, dove da gennaio è stato abbandonato il cambio fisso euro-franco”.