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Alla fine di una seduta infinita il Senato ha approvato la Legge di Stabilità 2015, portando alcune novità nel delicato mondo della previdenza.
Tra tutte le decisioni del provvedimento appare del tutto inconcepibile quella relativa all’aumento della contribuzione al 20% che parifica l’investimento previdenziale a quello di natura finanziaria. Una contraddizione nei termini che oltretutto penalizza le persone che hanno aderito negli anni scorsi alla previdenza complementare calcolando costi e benefici secondo uno schema e una ratio che ora è carta straccia.
Un brutto segnale che fa male al settore previdenziale ma che, soprattutto, evidenzia l’inaffidabilità del Pubblico che da un momento all’altro può cambiare le carte in tavola, alla faccia dei tempi lunghi del risparmio previdenziale.
Appare pertanto alquanto contradditoria l’affermazione del Ministro dell’economia Padoan “L’Italia è più affidabile” riferendosi al fatto che la legge permetterà all’Italia “di apparire più credibile ai mercati e ai partner europei”. Una credibilità però perduta tra gli aderenti ai fondi pensione e una mazzata sull’intero comparto che a parole si punta a sviluppare.
Tra i numerosi provvedimenti approvati con la legge di stabilità 2015, le pensioni hanno sicuramente occupato un posto importante. Una indiscussa misura utile al ripristino dell’equità e della giustizia sociale è arrivata con lo stop alla possibilità di cumulare ingiustamente i vantaggi del sistema contributivo e retributivo per i dipendenti pubblici che saranno destinatari di pensioni d’oro.
Importante è stata anche la concessione della pensione anticipata senza penalizzazioni anagrafiche e pecuniarie per i lavoratori precoci che matureranno i requisiti di legge da qui al 2017.
Resta invece confermata, come detto sopra, l’aumento della contribuzione per i fondi pensione dall’11,5% al 20%, mentre anche le casse previdenziali vedranno una crescita dello stesso tributo, che passerà dal 20% al 26%.
Allo stesso tempo, proprio in Senato è stato concesso un credito d’imposta per quei gestori che destineranno i propri investimenti ad operazioni di sostegno dell’economia italiana.