Fondenergia, il fondo pensione dei lavoratori dei settori energia e petrolio, gas, acqua e attività minerarie, con un investimento complessivo di 127 milioni di euro, detiene l’1,7% di Bankitalia.
Il dato è emerso nel corso del seminario organizzato a Roma da Assofondipensione proprio per approfondire l’investimento in Banca d’Italia come opportunità per i fondi associati.
Fondenergia è stato il primo tra tutti i fondi negoziali a entrare nella compagine azionarie della Banca Centrale Italiana, accanto a banche, compagnie di assicurazione, casse di previdenza e fondazioni, seguito da Fondo Poste, che ha a sua volta investito in Bankitalia 20 milioni di euro.
Dopo l’introduzione di Domenico Proietti, vicepresidente di Assofondipensione, che ha messo a fuoco la valenza dell’operazione per il sistema dei fondi negoziali e delle loro politiche di investimento, il presidente di Fondenergia Mario Cribari ha spiegato le caratteristiche e le motivazioni della scelta di acquistare quote del capitale di Banca d’Italia: è un investimento slegato dai cicli economici, senza commissioni di acquisto, a rischio bassissimo per non dire inesistente, con un’aspettativa di rendimento minimo del 4,5% all’anno (il dividendo pagato negli ultimi sette anni, per il quale in Bankitalia esiste un fondo di stabilizzazione, rendimento minimo che potrebbe aumentare sino al 6%).
Si tratta di una soluzione intermedia tra un investimento in una società non quotata, tipico del private equity, ha spiegato Cribari, e quello in un asset in grado di generare una stabile e robusta forma di remunerazione, come potrebbero esserlo i beni reali o un titolo a lunga scadenza; un investimento che a differenza di quelli nei cosiddetti private markets, non può avere mai un momento di rendimento negativo.
Soprattutto, ha sottolineato il presidente di Fondenergia, l’acquisto di quote di Bankitalia risponde alle esigenze di un investitore istituzionale di lungo termine come un fondo pensione, che cerca soluzioni sicure, in grado di stabilizzare il profilo di rischio/rendimento del portafoglio di investimenti, diversificando rispetto agli investimenti mobiliari tradizionali. Cribari ha anche ricordato, come opportunità per tutti i fondi pensione ora che le quote di Bankitalia acquistabili sono esaurite, la prevista creazione di un mercato secondario in grado di rendere meno “illiquido” l’investimento e di allargare il numero di soci.
Oggi, dopo le banche che hanno il 47,72% del capitale, Casse previdenziali (32%) e fondi pensione (5,85%) sono con il 37,85% il secondo azionista di Banca d’Italia, davanti a Fondazioni (8,45%) e assicurazioni (5,98%).
Il capo dipartimento mercati di Banca d’Italia Luigi Cannari ha ripercorso l’iter che ha portato le banche azioniste a cedere le loro quote eccedenti il 5%, quota massima per aver diritto ai dividendi ed esercitare il diritto di voto, e ha sottolineato gli obiettivi dell’apertura del capitale a soggetti come enti previdenziali e fondi pensione.
Il presidente di Assofondipensione Giovanni Maggi ha concluso i lavori sottolineando il valore delle iniziative di Assofondipensione con gli investimenti a sostegno dell’economia reale e il ruolo determinante dei fondi negoziali nel sistema pensionistico. Maggi ha chiesto con forza al governo azioni per favorire l’adesione dei lavoratori ai fondi e una riforma con la riduzione delle attuali tassazioni.