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Generali e Natixis, fine della corsa

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Lunedì, 15 Dicembre, 2025 - 06:23
Autore: Gillespie

Si chiude senza strette di mano finali il dialogo tra Generali e Natixis Investment Managers. Dopo mesi di lavoro e confronti, le due società hanno deciso di interrompere le trattative per la creazione di un grande polo europeo del risparmio gestito.

La decisione è stata comunicata con una nota congiunta, nella quale i gruppi spiegano di aver scelto insieme di fermarsi, precisando però che “il lavoro svolto negli ultimi mesi ha confermato il valore industriale e le potenzialità di una partnership”.

Un modo elegante per dire che l’idea reggeva, ma il contesto no.

Il progetto era nato nel 2024 e annunciato ufficialmente a gennaio, in un momento in cui tutto il settore dell’asset management europeo sta cercando dimensioni più robuste per reggere la concorrenza globale, compensare la pressione sui margini e sostenere investimenti sempre più pesanti in tecnologia. L’operazione avrebbe dato vita a una joint venture paritetica tra il gruppo assicurativo di Trieste e la controllata del colosso bancario francese BPCE, mettendo insieme due nomi di primo piano del risparmio gestito continentale.

Fin dall’inizio, però, la strada si è rivelata tutt’altro che semplice. 

Il primo ostacolo è stato politico. 

L’operazione avrebbe richiesto il via libera del governo italiano, chiamato a esprimersi attraverso i poteri speciali sulle operazioni che coinvolgono asset considerati strategici. Ed è proprio da Roma che sono arrivate le perplessità più forti, legate soprattutto ai profili di stabilità finanziaria e al peso di Generali come grande detentore di titoli di Stato italiani.

A rendere il quadro ancora più complesso sono state le resistenze interne. I principali azionisti di Generali, la holding Delfin della famiglia Del Vecchio e il gruppo Caltagirone, non hanno mai nascosto il loro scetticismo sull’asse con Natixis. Una posizione che ha finito per accentuare le tensioni con l’amministratore delegato Philippe Donnet, che dell’operazione era stato il principale sostenitore. Il tutto mentre sullo sfondo prendeva forma il risiko bancario italiano, con l’operazione Monte dei Paschi di Siena–Mediobanca, sostenuta proprio da Delfin e Caltagirone, destinata a rimescolare anche gli equilibri attorno al Leone di Trieste.

Più che una rottura improvvisa, quindi, una convergenza progressiva di interessi contrari. Infatti, negli ultimi mesi, i segnali di un possibile stop si erano moltiplicati. Le interlocuzioni con il governo non avevano prodotto passi avanti concreti e, a settembre, Generali e Natixis avevano deciso di eliminare le penali di recesso previste inizialmente, un passaggio letto da molti come il preludio a un esito negativo. Donnet, secondo fonti vicine al dossier, non avrebbe voluto prolungare ulteriormente il confronto, evitando di inasprire i rapporti con i soci di riferimento e con le istituzioni.

Dal punto di vista finanziario, per Generali la chiusura del dossier non comporterà effetti sui conti. Nessuna penale da versare e conferma degli obiettivi del piano industriale “Lifetime Partner 27: Driving Excellence”. Resta però aperta una questione strutturale: la necessità di crescere nell’asset management. Lo stop all’operazione lascia il gruppo triestino in una posizione delicata, perché le alternative domestiche appaiono limitate e il governo ha ormai chiarito di considerare Generali un attore strategico del sistema.

Tag: 
Generali
Natixis
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