
Il mercato delle soluzioni Internet of Things per la Smart Home, con i dispositivi come videocamere di sorveglianza, termostati, caldaie e lavatrici che si accendono a distanza tramite App continua a crescere (+36% su base annua) fino a raggiungere a fine 2017 quota 250 milioni di euro.
Il 38% degli italiani infatti possiede già almeno un oggetto “smart” in casa, ma tra questi ben il 74% ha richiesto l’aiuto di un professionista per l’installazione e il 51% si dice preoccupato per i rischi legati alla privacy e ai cyber attacchi da parte di malintenzionati.
Lo rilevano i risultati della ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet Of Things della School of Management del Politecnico di Milano. “Con un’offerta variegata ed eterogenea, il mercato delle soluzioni IoT per la Smart Home in Italia presenta un elevato tasso di crescita nel 2017”, commenta Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, “spinto in particolare dalle applicazioni per la sicurezza, della gestione del riscaldamento e degli elettrodomestici. Le motivazioni di acquisto dei consumatori infatti sono riconducibili principalmente a pochi bisogni: la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico”.
Nonostante la forte crescita, sono ancora numerose le barriere su cui le aziende devono concentrare gli sforzi: l’installazione dei prodotti, l’integrazione dell’offerta con servizi di valore e la presenza di brand affermati.
Il 73% delle oltre 370 soluzioni IoT per la casa connessa censite dall’Osservatorio dovrebbe poter essere installato in autonomia, ma alla prova dei fatti spesso l’utente deve rivolgersi a un installatore specializzato, causando costi aggiuntivi. Sono rari inoltre i servizi che effettivamente consentono di creare valore per l’utente: oggi solo nel 27% dei casi è presente almeno un servizio nella soluzione offerta, spesso “di base”, come la gestione dei dati su cloud o l’invio di notifiche push in caso di imprevisto. Infine, oggi oltre metà dei prodotti in vendita è offerto da startup con scarsa forza e riconoscibilità del brand, spesso quindi non percepite come sufficientemente mature e affidabili dai consumatori.
Il principale canale di vendita della Smart Home in Italia resta la filiera tradizionale (composta da produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico), che vale 175 milioni di euro nel 2017, pari al 70% del mercato (+15% rispetto al 2016). Ma una quota sempre più consistente, pari al 30%, è imputabile a canali di vendita alternativi come retailer online e offline, assicurazioni, telco e utility, che con la loro forte crescita (+125%) rendono la casa connessa accessibile a un pubblico sempre più vasto.
L’indagine conferma anche l’importanza della comunicazione in questo mercato: chi oggi non dispone di oggetti connessi per la propria abitazione nel 27% dei casi non ha mai valutato di acquistarli e nel 17% non ne comprende appieno i benefici. I media tradizionali si confermano il principale canale di comunicazione: infatti il 58% dei consumatori ha sentito parlare di Smart Home nella pubblicità su radio, TV e giornali, mentre il 32% tramite Internet.