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Per pochi mesi di un paio di anni fa la sigaretta elettronica è stata sulla bocca di tutti, mentre le città si popolavano di negozi specializzati in ricariche aromatizzate.
Il fenomeno si è poi sgonfiato con la stessa velocità del suo apparire, ma gli studi scientifici sull’alternativa tecnologica alle sigarette non si sono fermati, fino a dimostrare che le sigarette elettroniche non sono così innocue per la salute, come invece si era creduto, o fatto credere, in fase di lancio. In realtà ancora oggi non sono ben chiari i rischi cui vanno incontro gli utilizzatori di e-cigarette, motivo che tiene molto cauti gli assicuratori che mantengono un approccio prudente nei confronti del cosiddetto settore del “vaping” e di tutto ciò che ruota intorno alla e-cigarette: batterie, liquidi di ricarica, nicotina, aromi.
Solamente in Italia i “vapers” (utilizzatori di sigaretta elettronica) sono oltre 2 milioni, mentre le aziende di media e piccola dimensione che producono i liquidi di ricarica per rifornire gli oltre mille punti vendita sul territorio, sono circa 80.
Parliamo quindi di un fenomeno che non può certo essere sottovalutato nel nostro Paese.
Nel corso degli ultimi mesi, alcuni studi scientifici internazionali hanno sostenuto che la sigaretta elettronica è relativamente “sana” rispetto alle tradizionali sigarette, ma non hanno fatto del tutto chiarezza su alcuni punti interrogativi che permangono da tempo. Ad esempio, ancora oggi non si sa se l’utilizzo di e-cigarette possa contribuire all’insorgenza di malattie cardiache o polmonari e se possa essere una porta di ingresso verso i prodotti di tabacco tradizionali. Le sigarette elettroniche sono dispositivi che riscaldano un liquido e l’aria che viene sprigionata risulta inalata da chi la utilizza, ma pure da chi gli sta intorno.
Secondo quanto ha dichiarato recentemente alla stampa statunitense Markus Kälin, responsabile dell’area casualty risk engineering di XL Catlin, “la comunità medica non ha ancora sciolto i dubbi sul fatto che la sigaretta elettronica non provochi danni alla salute e per questo motivo gli assicuratori sono ancora restii ad approcciare un settore industriale in decisa crescita”.
Il liquido prodotto per le sigarette elettroniche contiene aromi e nicotina, motivo per cui anche le e-cigarette sono considerate prodotti del tabacco. Oltre alla nicotina, nelle sigarette elettroniche possono essere contenute particelle ultrafini in grado di raggiungere le vie respiratorie profonde e una ricerca dell’Università di Harvard, datata fine 2015, aveva trovato tra le sostanze aromatizzanti, il diacetile, una essenza chimica ritenuta corresponsabile di alcune malattie respiratorie.
Questo significa che, almeno negli States, si possono trovare alcune compagnie disponibile a sottoscrivere una tipologia di rischio che altri player non prenderanno in considerazione per non ripetere gli errori fatti in passato con il tabacco.
Insomma, almeno per ora l’approccio sembrerebbe essere molto selettivo ed è facile pensare che le aziende disposte a rivelare i materiali che compongono i liquidi delle sigarette elettroniche avranno più facilità a essere assicurate.
Difficile in questa situazione di incertezza dare torto alle compagnie riluttanti ad assicurare le aziende produttrici di sigarette elettroniche, per non trovarsi eventualmente esposte a rischi di portata enorme qualora le e-cigarette si rivelassero un prodotto molto meno sano di quanto pubblicizzato. Per gli assicuratori si può parlare di vero e proprio rischio emergente visto che non si conoscono ancora gli effetti delle sostanze chimiche che vengono inalate attraverso la sigaretta elettronica.