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Il 2015 è stato l’anno più sicuro di sempre per quanto riguarda i voli aerei. Otto gli aerei civili precipitati in tutto il mondo, tre dei quali con trasporto passeggeri, per un totale di 161 vittime.
L’andamento degli incidenti ha confermato una tendenza emersa da tempo: il pericolo è sempre meno meccanico e sempre più umano, come ha dimostrato il disastro del volo Germanwings schiantatosi sulle Alpi francesi (150 i morti) e l’esplosione del jet della russa MetroJet nei cieli di Sharm el-Sheikh (224 morti). Disastri che, però, per la fredda contabilità della statistica aeronautica e delle assicurazioni, non sono registrati come “incidenti”, ma come “atti deliberati”.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel dossier sul settore dell’aviazione, realizzato da Flightglobal, società leader nell’analisi e nella consulenza nel settore aviation.
Secondo il documento nel 2015 c’è stato un disastro aereo ogni cinque milioni di voli (pari allo 0,0000002%, gli zeri sono giusti) e un passeggero deceduto ogni 40 milioni (lo 0,000000025%, anche qui gli zeri sono corretti). Dati che hanno battuto il precedente record storico, del 2014, quando si è registrato un incidente di jet ogni 2,54 milioni di viaggi. Si è passati dai 23 schianti del 2006 ai 28 del 2008 ai 15 del 2014 fino a scendere, appunto, agli 8 dell’anno appena concluso.
Crollano pure le vittime civili: 161 (nel 2015) contro i 436 del 2014, gli 876 di dieci anni fa e gli anni Settanta quando si registrava una media di 1.289 morti annuali. «Di questo passo — e salvo inversioni di tendenza — nel decennio 2010-2019 registreremo 4.400 vite risparmiate rispetto all periodo 2000-2009 e 7.800 se il dato è paragonato agli anni Novanta», scrive il documento. I peggiori incidenti? Quello dell’ATR 42 della compagnia Trigana Air in Indonesia il 16 agosto (54 vittime), l’ATR 72 del vettore TransAsia a Taipei il 4 febbraio (43 morti), l’Antonov AN 12 della società cargo Allied Service nel Sud Sudan il 4 novembre (31 decessi). Ma andando a spulciare le informazioni si scopre che considerati soltanto i jet costruiti in Occidente (l’europea Airbus, l’americana Boeing, la canadese Bombardier, la brasiliana Embraer e l’inglese Bae) — che trasportano circa il 90% dei passeggeri a livello mondiale — ed escludendo i due Airbus distrutti (Germanwings e MetroJet), l’anno scorso non c’è stato alcun velivolo occidentale coinvolto in un incidente mortale. Un record. Così come, di conseguenza, il fatto che è nullo anche il numero delle vittime su 3,7 miliardi di passeggeri trasportati dagli aerei occidentali.
“Oggi voliamo a tassi di sicurezza che sono di quattro, cinque volte superiori a vent’anni fa”, commentano gli esperti di Flightglobal. Gli aerei sono infatti costruiti meglio, con materiale che resiste di più e si adatta alle varie condizioni del tempo. I jet, arrivati alla settima generazione, sono computerizzati e questo ha finito per attenuare l’incidenza dell’errore umano. Poi c’è un migliore monitoraggio dalle torri di controllo, il che evita collisioni in aria e problemi durante il decollo e l’atterraggio. Gli esperti fanno comunque notare come a questi livelli basti un solo incidente in più per innalzare tutte le percentuali. Per quanto riguarda le assicurazioni, nel 2015 gli esborsi delle compagnie sono stati stimati in 1,68 miliardi di dollari. Meno degli 1,91 miliardi del 2014, ma 500 milioni di dollari di più del 2012.