
Il team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM) e i ricercatori del Politecnico di Torino hanno presentato i risultati delle nuove analisi relative all’ecosistema degli incubatori e acceleratori in Italia.
La ricerca è stata condotta con il supporto di InnovUp, l’associazione che dal 2012 rappresenta e unisce la filiera dell’innovazione italiana, Main Partner dell’iniziativa, e di PNICube, Italian Competence Center for Social Innovation (ICCSI), Fondazione Giacomo Brodolini, Neolithic Evolution e Social Innovation Teams (SIT).
Lo studio ha evidenziato la crescita e il consolidamento degli incubatori e acceleratori di startup in Italia, con 239 strutture attualmente operative. Nonostante una lieve contrazione nel numero totale rispetto all’anno precedente, l’ecosistema ha visto un forte incremento nell’occupazione (+156,4%), raggiungendo circa 5.000 dipendenti. Le startup incubate sono aumentate a 5.780, segnando un raddoppio rispetto all’anno precedente, con un fatturato complessivo che ha superato i 600 milioni di euro, con un incremento del 20%.
In Italia, la maggior parte degli incubatori si concentra nel Nord-Ovest, con la Lombardia in testa, seguita da Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Toscana. Circa il 54% degli incubatori supporta startup con un significativo impatto sociale o ambientale. I servizi più offerti dagli incubatori includono l’accompagnamento manageriale, spazi fisici e la formazione imprenditoriale. Oltre alla loro funzione principale di incubazione, molti offrono anche consulenza a PMI e grandi imprese, e partecipano a progetti e bandi. Questo contributo si estende al supporto dell’innovazione aperta e alla promozione di eventi.
Davide Moro, vicedirettore della ricerca, ha affermato: “L’ecosistema degli incubatori e acceleratori italiani è ancora poco attrattivo a livello internazionale. Solo il 5% delle organizzazioni supportate ha sede all’estero, mentre il 75% si trova nella stessa regione dell’incubatore o in una confinante”.
Giorgio Ciron, direttore di InnovUp, ha commentato: “Questi dati confermano quanto gli incubatori e acceleratori siano attori fondamentali per la crescita dell’innovazione nel nostro Paese, non solo come supporto alle startup, ma anche come motori di impatto sociale e territoriale. Per questo accogliamo con particolare favore le misure per questi attori introdotte dal DDL Concorrenza l’estensione della certificazione anche agli acceleratori e il credito d’imposta dell’8% per investimenti diretti e indiretti in startup. Auspichiamo che tali norme siano attuate quanto prima e rilanciamo proponendo che la certificazione sia estesa anche a startup studio/venture builder, che gli incentivi previsti per gli incubatori siano estesi anche agli acceleratori e che il credito d’imposta sia reso permanente e non solo riservato agli investimenti fatti nel 2025”.
Come per gli anni precedenti, anche quest’anno il report si focalizza sull’impatto sociale e ambientale degli incubatori e delle startup incubate.
Circa la metà degli incubatori e acceleratori in Italia rientra nella categoria “Business Incubator”, che comprende strutture in cui nessuna delle organizzazioni incubate ha un impatto sociale o ambientale significativo. L’altra metà si suddivide tra la categoria “Mixed”, in cui tra l’1% e il 50% delle organizzazioni incubate genera un impatto rilevante, e la categoria “Social Incubator”, dove questa percentuale supera il 50%. In particolare, il report evidenzia che un incubatore su due supporta organizzazioni con un impatto sociale o ambientale significativo.
I settori più rappresentati, per le organizzazioni incubate a significativo impatto sociale o ambientale, sono quelli relativi alla “salute e benessere, incluso lo sport” e “sviluppo della comunità”.