
Secondo i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato italiano degli oggetti connessi alla rete ha registrato nel corso dell’ultimo anno un incremento del 40%.
Si tratta di un vero e proprio boom per un settore che ha raggiunto a fine 2016 i 2,8 miliardi di euro. Uno sviluppo impetuoso reso possibile sia alle ormai consolidate applicazioni che sfruttano la connettività cellulare (1,7 miliardi di euro, +36%, 14,1 milioni di oggetti connessi), sia a quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (1,1 miliardi di euro, +47%), ma, soprattutto grazie agli obblighi normativi sui contatori intelligenti connessi tramite PLC (34% e l’obbligo per le utility di metterne in servizio almeno 11 milioni entro la fine del 2018) e alla diffusione di auto connesse (Smart Car 20%, con 7,5 milioni quelle circolanti), che insieme valgono oltre metà del fatturato IoT.
Da non sottovalutare neanche il risultato delle applicazioni negli edifici (Smart Building 18%), o del comparto della movimentazione merci e servizi tramite logistica connessa e integrata (Smart Logistics 9%) e delle case (Smart Home 7%).
Quando si parla di IoT, uno degli argomenti principali è quello delle Smart City. Al momento solo il 51% dei Comuni medio-grandi ha avviato almeno un progetto legato all’Internet delle cose, ma oltre metà di questi è ancora in fase sperimentale. Il motivo del ritardo va ricercato nelle difficoltà degli investimenti pubblici e in una certa farraginosità e arretratezza delle pianificazioni sistemiche.