I dati del Global Entrepreneurship Monitor 2018/2019 (GEM) tratteggiano l’Italia come il penultimo paese al mondo per numero di persone coinvolte in startup e nuove imprese. Siamo un Paese che rifugge dall’idea di “intraprendere” se è vero come sostiene la ricerca che solo il 4,2% della popolazione in età lavorativa è coinvolta nel lancio di startup o di nuove imprese.
Il rapporto si basa sulle risposte di oltre 2.000 persone in età lavorativa (18-64 anni) per ciascuna delle economie osservate e prende forma a partire da due parametri che definiscono il profilo demografico degli imprenditori: Total Entrepreneurial Activity (TEA) rate e genere.
Il TEA è l’indicatore del tasso di persone in età lavorativa attivamente coinvolte in aziende nella fase di start-up di imprese, sia nella fase di avvio di una nuova impresa (andando ad individuare i nuovi imprenditori), sia nella fase che arriva fino a 42 mesi dopo la nascita dell’azienda (individuando i proprietari o manager delle nuove imprese).
Per quel che riguarda il TEA è l’economia a basso reddito dell’Angola ad avere il tasso più alto, 41%, seguita da altre economie a medio reddito come Guatemala e Cile. Insieme a Thailandia, Panama, Qatar e Madagascar, l’Angola risulta anche tra le uniche sei economie, tra quelle prese in esame dallo studio, ad avere un TEA pressoché uguali tra uomini e donne, mentre a livello globale la media è di 7 donne imprenditrici ogni 10 uomini. Interessante registrare come questo Paese africano sia ultimo per quello che riguarda la paura del fallimento e ai primi posti in relazione a percezione di opportunità e capacità e propensione all’imprenditorialità.
L’Italia è tra i paesi con i TEA più bassi, in buona compagnia con altre economie ad alto reddito, in cui la propensione all’imprenditorialità sta lentamente riemergendo dopo decenni di culto del posto fisso e sicuro, che fino a pochi anni fa era tutt’altro che difficile da trovare.
Il nostro TEA, in lieve calo rispetto alla scorsa rilevazione, è di appena il 4.2% (il peggiore dei nostri ultimi 5 anni), che ci pone al penultimo posto della classifica.
Non meglio va il rapporto tra uomini e donne imprenditori, che ci pone al 37° posto del TEA per genere (0,51) e men che meno i parametri relativi alla percezione delle opportunità (37° posto), della percezione delle capacità imprenditoriali (44° posto) e della propensione all’imprenditorialità (39° posto). Per contro eccelliamo quanto a paura di fallire, che ci vede in quarta posizione con ben 51.7 punti, contro i 16.6 degli imprenditori dell’Angola, che dal punto di vista del coraggio imprenditoriale non sembrano avere rivali.
A partire da questa edizione il GEM ha introdotto anche un nuovo parametro: il National Entrepreneurship Context Index (NECI), che valuta quanto sia favorevole l’ambiente di 54 paesi per l’imprenditorialità. Anche in questo ambito l’Italia non brilla, raccogliendo 4.5 punti su 10 in un consesso al cui vertice spicca il Qatar, con 6.7 punti su 10, seguito da Indonesia, 6.6, Paesi Bassi, 6.5, Taiwan, 6.3, e India, 6.2. Dopo l’ottima Olanda tra le europee hanno valori elevati anche Lussemburgo e Svizzera, entrambi 5.7, Francia, 5.6, e Austria, 5.5, mentre peggio di noi fanno Grecia, Slovacchia e Croazia.