
Il settore dell’economia marittima italiana (armatori, agenti, assicurazioni marittime, cantieristica, certificazione, lavoratori portuali, nautica, porti, piloti, pesca, previdenza marittima, ricerca, rimorchiatori, spedizionieri), che vale 40 miliardi di euro (2,6% del Pil) e fornisce a occupazione a circa 480mila addetti ha incontrato nei giorni scorsi a Napoli, durante la “Naples Shipping Week” i principali esperti internazionali del settore fra cui la massima autorità marittima Koji Sekimizu, segretario generale dell’Agenzia marittima dell’Onu, l’Imo.
Durante l’incontro, si legge in una nota, il presidente della Federazione del Mare, Paolo d’Amico ha messo in evidenza il ruolo di leadership che le attività marittime italiane rivestono a livello europeo e mondiale in vari segmenti del trasporto marittimo, nella costruzione di navi da crociera e mega-yacht, nella movimentazione portuale di merci e passeggeri ed ha sottolineato l’importanza di avere un unico soggetto che a livello. D’Amico ha confermato la validità di questa impostazione anche per l’Italia ed ha dichiarato: “L’economia del mare è strategica per lo sviluppo ed oggi continua a crescere e creare occupazione, aspetto oggi cruciale in particolare per i giovani. Sarebbe quindi auspicabile che il Governo desse vita ad un unico soggetto istituzionale per il Mare, ad esempio un Dipartimento, cui facciano capo i vari organismi già esistenti e guidato da un Sottosegretario o da un Vice Ministro. In questo modo, a costo zero, il settore avrebbe un interlocutore unico con cui confrontarsi sulle strategie e le politiche da intraprendere per la crescita, nei tempi ristretti che impone la forte internazionalizzazione caratteristica delle
attività marittime”.