Ormai è diventato uno dei molti luoghi comuni che imperversano nel nostro Paese: l’Italia non è un paese per giovani. Perché, è vero, nascono sempre meno bambini, la popolazione invecchia e, soprattutto, si dedica un’attenzione assai scarsa alle nuove generazioni.
Così, tanti giovani, formati nella nostre università, cercano un futuro, sperabilmente migliore, all’estero. Ma anche la ‘vecchia Europa’ invecchia. E invecchiando ha più paura. Paura del nuovo, dei profughi che dal vicino Oriente e dall’Africa fuggono guerra e carestie. E allora si chiudono o si richiudono i confini e si innalzano nuovi muri, nell’illusione di fermare il mondo che cambia.
Senza comprendere che, se correttamente gestito, il flusso di persone giovani da Sud e da Est può, invece, rappresentare la salvezza di una società sempre più anziana e bisognosa di cure e pensioni costose.
Non c’è però solo questo nel IX Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, realizzato da Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, con la direzione scientifica del prof. Ilvo Diamanti, dell’Università di Urbino.
Il Rapporto è stato presentato alla Camera dei deputati con gli interventi della Presidente dell’Assemblea di Montecitorio Laura Boldrini, della deputata ed economista Irene Tinagli, dello scrittore Marco Balzano, del direttore di Rainews24, Antonio Di Bella, del presidente di Fondazione Unipolis e del Gruppo Unipol, Pierluigi Stefanini.
Lo studio di quest’anno della Fondazione Unipolis dedica un dettagliato Focus sui giovani, coglie indubbiamente una realtà evidente, preoccupante e anzi grave, per tanti aspetti.
Ma lascia anche intravedere opportunità e speranze, spazi di cambiamento e di prospettive di miglioramento per le nuove generazioni. Certo, è necessario mutare orientamenti, adottare scelte e politiche che guardino al futuro, al lungo periodo e non solo al presente e all’acquisizione dei consensi nell’immediato da parte dei governanti pro-tempore.
Vorrà pur dire qualcosa se oltre i tre quarti degli intervistati si dicono favorevoli agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile al 2030, approvati in sede Onu da quasi 200 paesi, che mirano, per esempio, ad abbattere povertà e disuguaglianza, a garantire acqua potabile e istruzione e cultura a tutti, così come ad attuare scelte economiche e produttive che salvaguardino l’ambiente naturale, combattendo il cambiamento climatico dovuto al riscaldamento del Pianeta.
E i giovani?
Sono quelli che in questa fase stanno pagando un prezzo molto alto alla crisi e all’assenza di politiche attive per il lavoro. Tuttavia, se oltre un terzo pensa di trovare migliori opportunità andando all’estero, quasi altrettanti ritengono che per il futuro bisogna puntare su una migliore e più innovativa istruzione e quasi il 20% propende per avviare nuove attività imprenditoriali in campi tecnologicamente più 2 avanzati.
Più in generale, ‘i giovani sono quelli che hanno meno paura’. Hanno più fiducia nell’Europa delle persone anziani, sono più aperti agli altri e quindi non vedono nei migranti una minaccia. Insomma, pur con tutte le difficoltà e i problemi, sono assai più fiduciosi nel futuro. Nel suo commento, il prof. Diamanti spiega che il Rapporto documenta “un aumento dell’‘insicurezza globale’, sia in Italia che in Europa, per la quale gioca un ruolo assai rilevante il terrorismo che ha colpito, colpisce e minaccia, mentre i conflitti in corso spingono masse di migranti e profughi ai confini meridionali e orientali dell’Europa, generando paure e richieste di chiusura dei confini e alimentando populismi e antieuropeismo”.
Allo stesso tempo, non si può non sottolineare come dai giovani venga un messaggio in buona misura più positivo: “I giovani – sottolinea Diamanti – considerano, realisticamente, problematico il loro ‘futuro’ – in ambito professionale e sociale. Eppure loro il futuro ce l’hanno. Davanti. Investire sui giovani, rendere il nostro Paese in grado di attrarre i giovani, non solo i nostri, è l’unica soluzione che abbiamo per vincere la paura. E per avere un futuro”. Intervenendo alla presentazione il presidente Stefanini ha affermato: “Il Rapporto sulla sicurezza e insicurezza sociale di quest’anno, evidenzia, accanto alle forti preoccupazioni dei cittadini per il perdurare degli effetti della crisi economica e sociale, del grave attacco terroristico come dei conflitti in atto che sono in gran parte all’origine dei massicci flussi di profughi e di migranti verso l’Europa, anche una grande volontà di reazione. Devono essere interpretati così – a mio parere – i dati che emergono nel focus dedicato ai giovani. C’è voglia di scommettere sul futuro, su una istruzione e una ricerca innovative, di impegnarsi per dare vita a nuove attività imprenditoriali capaci di utilizzare le nuove tecnologie per creare opportunità di lavoro e di risposta alle esigenze sociali. Credo che compito di ciascuno di noi, nelle imprese, come nelle istituzioni, nel sociale come nella politica, sia quello di determinare un impegno comune perché le legittime aspirazioni dei giovani a un società più giusta si trasformino i progetti e iniziative concrete”. Anche questa IX edizione del “Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa” si articola in due parti: la prima, consiste in una indagine realizzata da Demos&Pi su un campione rappresentativo della popolazione italiana, su un campione della popolazione di altri quattro paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna), che analizza la “percezione” dei cittadini rispetto alle questioni della sicurezza e dell’insicurezza; la seconda, in una rilevazione, effettuata da Osservatorio di Pavia, dei sette Telegiornali nazionali italiani e dei Tg delle testate pubbliche di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna.