
L'Economia del Corriere della Sera ha pubblicato un intervento del prof. Alberto Brambilla che fa chiarezza sulle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 sul sistema pensionistico italiano che hanno suscitato non poche polemiche.
Tra le principali novità, ha spiegato Brambilla, spicca la possibilità di andare in pensione anticipata utilizzando la rendita da fondi pensione, in combinazione con l’assegno pubblico INPS.
Nonostante questa misura permetta di ottenere il pensionamento prima del tempo, comporta rischi di disuguaglianze tra coloro che hanno versato più contributi e chi ha una carriera meno consistente.
Il provvedimento stabilisce che dal 1° gennaio 2025, i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1996 potranno cumulare l’importo della pensione di base con quello dei fondi pensione, per raggiungere un importo soglia che consenta il pensionamento anticipato. Tuttavia, se da un lato questa novità facilita l’uscita dal mondo del lavoro, dall’altro rischia di snaturare la funzione stessa della previdenza complementare. Quest'ultima, infatti, non dovrebbe servire a favorire il pensionamento anticipato, ma piuttosto a integrare il reddito pubblico per migliorare il tasso di sostituzione delle pensioni, che resta uno dei nodi critici del sistema previdenziale.
Inoltre, osserva Brambilla, la proposta solleva altri dubbi: la possibilità di calcolare la futura rendita pensionistica in modo affidabile, visto che la sua determinazione dipenderà da un decreto ministeriale ancora in sospeso; l’elevata tassazione sui fondi pensione italiani, che penalizza i risparmiatori, in un contesto in cui l’imposizione fiscale è più alta rispetto alla media europea. È, infatti, l’unico sistema pensionistico in Europa dove i fondi sono tassati annualmente, con un credito di imposta penalizzante.
A preoccupare è anche la scarsa accessibilità di questa misura, che rischia di favorire solo una ristretta parte della popolazione, quella con una carriera contributiva elevata.
Gli italiani con redditi da 50.000 euro in su rappresentano solo il 5,5% del totale, e solo un numero limitato di lavoratori riuscirà a sfruttare l’opportunità di un pensionamento anticipato, a meno che non abbiano un mix sostanziale tra previdenza obbligatoria e complementare.
Per questo motivo, gli esperti suggeriscono di affrontare in modo più strutturato la riforma del sistema previdenziale, proponendo misure che vadano oltre le soluzioni temporanee. Tra le possibili azioni, si raccomanda una riduzione della tassazione sui fondi pensione, una migliore integrazione tra previdenza obbligatoria e complementare, e il ripristino di misure di garanzia per le piccole imprese, che oggi sono escluse dalla possibilità di accedere ai fondi pensione.