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Fino a due anni fa il 72,2% delle aziende ospedaliere erano assicurate, mentre ora le ASL prediligono un sistema misto. E alcune regioni preferiscono il fai da te, ricorrendo alla autoassicurazione (o non assicurazione) sperando di sfuggire al caro polizza e pensando in questo modo di riuscire a fronteggiare i rischi di responsabilità civile nei casi di malasanità.
Il fenomeno è stato monitorato dall'Associazione nazionale imprese assicuratrici (Ania) e messo nero su bianco nel dossier Malpractice, il grande caos. Secondo i dati contenuti nel rapporto, attualmente soltanto la Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano si affidano ancora interamente al mercato assicurativo per rimanere indenni dagli effetti degli errori medici. Per il resto, gli enti locali gestiscono per proprio conto le richieste di risarcimenti con schemi regionali o affidati alle singole Asl. Liguria, Toscana, Puglia e Basilicata hanno scelto la strada del completo “fai da te”, mentre le altre Regioni si rivolgono ad un assicuratore solo per coprire i sinistri di maggiore entità (sopra i 250mila euro). L’ultimo esempio di abbandono dello strumento assicurativo è quello della Regione Sicilia, dove la polizza – disdettata a fine 2013 – è scaduta il primo luglio. Da notare inoltre che anche strutture di eccellenza come ad esempio l'ospedale Niguarda Cà Granda di Milano sono in regime di completa autoassicurazione.
Gli assicuratori italiani vogliono tornare a svolgere pienamente il proprio ruolo nella copertura dei rischi medici – ha commentato Aldo Minucci, presidente di Ania. La rapida metamorfosi del quadro è legata, secondo l'Ania al “continuo aumento nei costi dei risarcimenti e alla crescente difficoltà nello stimare i rischi, fattore decisivo nello spingere gli assicuratori italiani ad essere più selettivi nella copertura dei rischi. Per invertire nuovamente il trend, Minucci ritiene necessario intervenire su diversi fronti: “Bisogna circoscrivere la responsabilità dei medici e delle strutture sanitarie; attuare idonee misure di gestione del rischio attraverso la nomina di un risk manager in tutti gli ospedali; porre un tetto ai danni non patrimoniali con l’approvazione delle tabelle di risarcimento dei danni biologici e definire linee guida mediche validate anche per contrastare il fenomeno della medicina difensiva che pesa per oltre l’11% sulla spesa sanitaria”.