
Gli assicuratori di tutto il mondo stanno suonando un campanello d’allarme: le città si trovano sempre più esposte ai rischi climatici, mentre gli investimenti in resilienza non tengono il passo, aprendo scenari preoccupanti sul fronte della protezione e dell’assicurabilità. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Under Pressure, Overdue: The Portfolio Approach and Financing Cities for Resilience”, pubblicato dal Resilient Cities Network in collaborazione con Tokio Marine Group.
Il documento evidenzia come, in assenza di cambiamenti strutturali nel modo in cui viene finanziata la resilienza urbana, molte aree metropolitane rischiano di diventare non assicurabili, con conseguenze gravi come la fuga di capitali e il declino economico a lungo termine. Le perdite causate da eventi climatici estremi stanno facendo lievitare i premi assicurativi e riducendo la disponibilità di coperture accessibili, lasciando governi locali e famiglie senza protezione. Il divario tra le perdite totali e ciò che le compagnie assicurative riescono a coprire si sta ampliando, minando la capacità delle città di riprendersi dopo i disastri. Negli Stati Uniti, la contea di Broward in Florida ha visto aumentare i premi per l’assicurazione contro le inondazioni di oltre il 400%, spingendo le autorità locali a dimostrare che gli investimenti in difese idrauliche possono generare ritorni economici misurabili. In Sudafrica, Città del Capo ha integrato la resilienza nella governance cittadina, migliorando la propria assicurabilità e attrattività creditizia grazie a una gestione trasparente e a valutazioni continue del rischio. In Canada, il Fondo Municipale (GMF) ha mobilitato 1,6 miliardi di dollari canadesi in oltre 2.300 progetti, attirando anche capitali privati, dimostrando come modelli di de-risking possano rendere i progetti urbani più appetibili per gli investitori. Secondo Brad Irick, Ceo di Tokio Marine Group, “il ruolo dell’industria assicurativa deve andare oltre il semplice pagamento dei sinistri, diventando un partner attivo nella gestione del rischio”.
Collaborare con le città fin dalle fasi iniziali consente di quantificare l’esposizione, orientare gli investimenti e stabilizzare i prezzi nel tempo, trasformando l’assicurazione in uno strumento di sviluppo oltre che di protezione. Il messaggio è chiaro: la resilienza deve essere integrata nei piani strategici di lungo periodo. Le città che non investono in infrastrutture adattive rischiano di perdere la capacità di attrarre coperture assicurative, mentre quelle che adottano un approccio integrato e trasparente possono mantenere la fiducia del mercato e attirare nuovi capitali. Queste riflessioni arrivano in vista di COP30 a Belém, dove si discuterà di come allineare i capitali pubblici e privati alle esigenze di adattamento climatico.