
Non si ferma la protesta degli agenti di assicurazione dello SNA. Il presidente Claudio Demozzi ha infatti inviato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, poco prima delle sue dimissioni, per richiamare l’attenzione delle massime cariche istituzionali sulle gravi problematiche ingenerate nella categoria dal decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 febbraio.
La vicenda è nota. Secondo il testo approvato dal Governo agenti e subagenti assicurativi non potrebbero più incassare i premi dai loro clienti, versandoli sul proprio conto corrente separato, come previsto dal Codice delle Assicurazioni. Qualora il Decreto Legislativo venisse adottato secondo lo schema predisposto risulterebbe, secondo lo SNA “palesemente incostituzionale per eccesso di delega e violazione della disposizione comunitaria che l’Italia è tenuta ad attuare”. Il Sindacato Nazionale degli Agenti sottolinea inoltre, così come anche ha fatto l’Aiba, la grave mancanza dell’assenza confronto con gli operatori del settore da parte delle istituzioni. Il risultato di questo mancato dialogo è questo provvedimento che secondo lo SNA “avrebbe un impatto devastante nei confronti di oltre 20.000 agenti assicurativi, 30.000 dipendenti degli agenti, 200.000 subagenti e produttori, con gravissimo pregiudizio degli interessi dei consumatori”.
Lo SNA ha inoltre posto l’attenzione sui limiti delle sanzioni pecuniarie a carico degli agenti. “Assolutamente sproporzionate” quelle stabilite dallo schema di decreto: 700.000 euro per le persone fisiche e 5 milioni di euro per le società. Il tutto “senza alcun criterio di graduazione e in contrasto con i criteri di proporzionalità indicati dalla Idd”, che entrerà in vigore il prossimo ottobre.
“Abbiamo invitato la più alta carica dello Stato a non sottoscrivere e quindi a non ratificare lo schema di Decreto Legislativo e di reinviarlo al Governo per le necessarie modifiche”, ha detto Claudio Demozzi, presidente dello SNA. “La nostra azione non si ferma e non si fermerà fino alla sostanziale modifica di queste norme che rischiano di decretare la morte di 200.000 professionisti e la fine del modello distributivo plurimandatario, voluto e incentivato dalla normativa europea, ma da sempre ostacolato in Italia dai soliti poteri forti”.