
A settembre 2025 i pagatori puntuali tra le imprese italiane si attestano al 43,6% del totale, in lieve calo rispetto al 44,3% registrato nello stesso trimestre del 2024, mentre i ritardi gravi oltre i 90 giorni rimangono stabili al 4,3%, secondo l’ultimo Studio Pagamenti di CRIBIS, aggiornato al 30 settembre 2025.
Lo studio evidenzia differenze significative tra aree geografiche: il Nord Est si conferma l’area più affidabile con il 51,6% di pagamenti puntuali, mentre Sud e Isole mostrano criticità maggiori con solo il 32,8%, e un’incidenza di ritardi gravi del 6,9%, superiore alla media nazionale.
Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto guidano la classifica regionale con oltre il 52% di puntualità, mentre Sicilia e Calabria chiudono la graduatoria con rispettivamente 27,8% e 28,1%. Differenze simili emergono anche a livello provinciale, con Sondrio, Bergamo e Brescia tra le più virtuose, e Caltanissetta e Taranto tra le meno affidabili.
Tra i settori merceologici, la ristorazione registra la maggiore incidenza di ritardi superiori a 90 giorni (7,3%), seguita dai servizi alla persona (5,8%), in aumento rispetto al 2024, e dai comparti Energy&Telco (4,5%) e Costruzioni (5,9%), stabili rispetto all’anno precedente.
Marco Preti, amministratore delegato Cribis, commenta: “I dati del terzo trimestre ci restituiscono un quadro di resilienza da parte del sistema imprenditoriale italiano, che continua a onorare le scadenze di pagamento con una certa regolarità. La lieve flessione nella percentuale di pagatori puntuali non è allarmante, ma è un segnale di cautela da leggere attentamente. In uno scenario macroeconomico che resta volatile, con l’ombra di fattori geopolitici e l’incognita dei dazi globali, la stabilità dei ritardi gravi (attorno al 4%) è un elemento che dimostra la solidità delle nostre imprese. Tuttavia, il 2025 si chiude con grandi incertezze: il monitoraggio costante delle filiere e la valutazione del rischio saranno cruciali per affrontare il prossimo anno e proteggere la liquidità del nostro sistema imprenditoriale”.