
La fiducia dei Ceo italiani sulle prospettive di crescita dell’economia mondiale è scesa ai minimi termini dal 2012: i capi azienda del nostro Paese sono tra i più pessimisti all’interno di un contesto caratterizzato da un drastico calo di fiducia manifestato dai Ceo di tutto il mondo.
È quanto emerge dall’edizione 22 dell’Annual Global Ceo Survey realizzato da PwC ascoltando le opinioni di circa 1.400 Chief executive (di cui un centinaio italiani) di tutto il mondo. Solo il 42% degli amministratori delegati e direttori generali su scala globale (contro il 57% di un anno fa) si attende una crescita dell’economia nei prossimi dodici mesi. Il 70% dei CEO italiani crede in una crescita del proprio business nel corso dei prossimi dodici mesi (contro il 90% del 2018), percentuale che sale all’84% nei prossimi tre anni (era il 94% nel 2018).
USA e Cina rimangono mercati strategici per i CEO (sia mondiali che italiani). AD e DG valutano con attenzione l’incertezza geopolitica, l’equilibrio politico, l’eccesso di regolamentazione ed i conflitti commerciali. Data Analytics, focalizzazione su agilità ed efficienza operativa, alleanze strategiche e miglioramento delle competenze delle risorse umane sono i temi chiave nell’agenda dei CEO italiani. L’intelligenza artificial sarà invece il vero elemento di svolta dei prossimi cinque anni
Il 30% circa dei CEO mondiali ritiene che la crescita economica globale diminuirà nei prossimi dodici mesi, un deciso calo di fiducia rispetto al 5% dello scorso anno. Il dato è in evidente contrasto con il balzo record dello scorso anno di ottimismo sulle prospettive di crescita economica globale, passato dal 29% del 2017 al 57% nel 2018. Il cambiamento più pronunciato si registra tra gli amministratori delegati in Nord America, dove l’ottimismo è sceso dal 63% nel 2018 al 37%, probabilmente a causa del venire meno degli stimoli fiscali e per le tensioni commerciali emergenti. Anche il Medio Oriente ha visto un forte calo (dal 52% al 28%), a causa dell’incremento dell’incertezza economica regionale.
“I pareri degli amministratori delegati sull’economia globale – ha dichiarato Bob Moritz, presidente globale di PwC – rispecchiano le principali prospettive economiche, con previsioni al ribasso nel 2019. Con l’aumento delle tensioni commerciali e del protezionismo è ovvio che la fiducia stia calando”.
“I CEO italiani sono diventati negli ultimi 3/6 mesi più cauti sulle prospettive delle loro aziende a 12 mesi e 3 anni, con un prevedibile impatto sulla propensione a nuovi investimenti industriali”, ha affermato Nicola Anzivino, Partner PwC che ha curato l’analisi in Italia. “Stiamo entrando in un periodo caratterizzato da livelli di incertezza sulla crescita globale come evidenziato dal sentiment dei CEO a livello globale; tra i fattori che pesano maggiormente sull’attuale situazione di incertezza si evidenziano le guerre tariffarie, la Brexit e le turbolenze finanziarie globali dello scorso dicembre. Nonostante lo scenario macro sia incerto, le società italiane sono nettamente più forti a livello commerciale, industriale e finanziario rispetto al passato e questo ci porta a mantenere un moderato ottimismo nel medio periodo sulle loro performance economico-finanziarie”.
Tra i fattori di natura economica, politica, sociale e ambientale indicati come rischi dai CEO mondiali e italiani: l’incertezza geopolitica (75% a livello globale, 86% USA e 73% Italia), l’equilibrio politico (78% nel mondo, 82% in Regno Unito e 80% in Italia), l’eccesso di regolamentazione (73% mondo, 77% Germania e 65% Italia) ed i conflitti commerciali (70% a livello globale, 77% USA e 65% Italia).
L’intelligenza artificiale (AI) è considerato il vero fattore chiave di svolta dei prossimi cinque anni. L’84% dei CEO a livello mondiale (73% in Italia) afferma espressamente che essa è destinata a rivoluzionare il modo di gestire il business nei prossimi cinque anni. Il 62% dei CEO a livello mondiale e il 48% in Italia si spinge a dire che il suo impatto sarà persino superiore a quello di Internet. Manca però un reale piano di sviluppo per l’implementazione e la valorizzazione di una tecnologia così evoluta. Meno del 10% dei CEO nel mondo ha infatti implementato l’AI su vasta scala.
La maggior parte delle società coinvolte nell’indagine non ha ancora implementato alcuna soluzione che impieghi l’intelligenza artificiale (58% nel mondo, 77% in Italia). Almeno un terzo ha nei piani l’implementazione di soluzioni di questo tipo nei prossimi 3 anni (35% nel mondo, 33% in Italia).
Solo il 10% circa dei CEO ritiene che, nel complesso, l’AI avrà un impatto negativo sulla società. Rispetto agli impatti sul mercato del lavoro, in Italia i CEO tendono a non considerare l’AI come un problema, con il 57% dei rispondenti che ritiene che l’intelligenza artificiale non sottrarrà più posti di lavoro rispetto a quanti ne creerà. Questo ottimismo è meno diffuso nel resto del mondo, dove questa percentuale scende al 40%.
Un fattore da cui potrebbe dipendere questo ottimismo è nel livello di “intelligenza” che si prevede sarà raggiunto dall’AI: in Italia solo l’11% dei CEO % ritiene che l’intelligenza artificiale sostituirà gli esseri umani per livello di intelligenza, contro il 45% nel resto del mondo.
La maggior parte dei CEO intervistati (61% in Italia e 56% nel mondo) vede inoltre positivamente la creazione, da parte del governo, di una rete di sicurezza per i lavoratori sostituiti dall’AI. La maggior parte dei CEO ritiene che il governo possa e debba svolgere un ruolo critico ed essenziale nello sviluppo dell’AI a tutto tondo (65%% a livello italiano, 68% a livello globale).