Sono passati poco più di tre mesi dall’entrata in vigore del General Data Protection Regulation (GDPR) e in questo periodo sono più che raddoppiate le denunce per violazione dei dati, rispetto allo scorso anno.
I dati raccolti dallo studio legale britannico EMW mostrano che ci sono stati 6.281 reclami presso l’Information Commissioner’s Office (ICO) tra il 25 maggio e il 3 luglio 2017, mettendo a segno un incremento del 160% rispetto alle 2.417 denunce registrate nello stesso intervallo di tempo nel 2016.
In particolare, lo studio legale afferma che sono gli individui a fare più reclami, alcuni lo fanno addirittura più volte, sentendosi probabilmente messi maggiormente a rischio di una impresa quando si accorgono di aver subito un furto di dati personali o di informazioni finanziarie.
“Un aumento delle denunce è certamente molto preoccupante per le aziende, considerando la portata delle sanzioni cui possono essere ora soggette. Bisogna tenere conto dell’esistenza di consumatori insoddisfatti pronti a utilizzare il GDPR in ogni suo risvolto. Circostanza che aumenterà in maniera significativa i carichi di lavoro delle aziende”, ha spiegato James Geary, responsabile del team commerciale di EMW.
Il settore dei servizi finanziari è stato il più colpito, con 660 reclami, pari a oltre il 10% del totale. Seguono le aziende operanti nell’istruzione e nella sanità per un numero complessivo di 1.112 denunce.
Il motivo di questa forte crescita va ricercato nella sostanziale impreparazione che ha colto le aziende al momento dell’entrata in vigore del GDPR.
Ad esempio, le e-mail rappresentano una delle maggiori sfide per la compliance al GDPR, in quanto le mancate risposte tempestive alle richieste di accesso o al diritto all’oblio, potrebbero comportare una sanzione. Maggiore è il numero dei dati trattati da un’azienda, più difficile diventa rispondere rapidamente e nel modo corretto.