I cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale sono stati temi centrali nella cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Rio De Janeiro tenutasi lo scorso venerdì.
Il Brasile infatti è alle prese con questi problemi da diversi anni e sta vivendo con particolare intensità le conseguenze dei danni ambientali causati dall’inquinamento. Il paese sudamericano ha registrato un innalzamento della temperatura superiore e soprattutto più veloce alla media mondiale: +1°C negli ultimi 54 anni, e se il trend non si invertirà il rischio di raggiungere quota +2°C nel giro di pochi anni è molto alto. Questo è quanto emerso da un report pubblicato lunedì dall’Observatorio do Clima brasiliano.
I disagi legati alle alte temperature stanno riguardando anche gli atleti olimpici, arrivati a Rio per la trentunesima edizione dei giochi dell’era moderna. Il caldo e l’umidità infatti rendono difficili le condizioni di gara, e diversi sportivi sono già stati vittime di svenimenti e collassi. Inoltre le condizioni climatiche causano problemi di concentrazione, e secondo gli esperti le prestazioni complessive di molte discipline saranno inferiori alle edizioni precedenti.
Secondo Accuweather.com nei prossimi giorni si raggiungeranno temperature al di sopra dei 30°C, dato anomalo se si tiene conto del fatto che ci troviamo in pieno inverno brasiliano. Questo caldo influenzerà soprattutto le performance dei maratoneti e dei marciatori, discipline in cui si raggiungono i risultati migliori con temperature comprese tra gli 8°C e gli 11°C. Gli atleti più in difficoltà sono invece quelli provenienti da climi rigidi, come l’Europa continentale e il nord America, che non sono abituati a gareggiare in condizioni di caldo estremo e di umidità.
Precedenti analoghi nel 2014
Problemi simili si erano verificati già due anni fa in occasione dei mondiali di calcio svoltisi sempre in Brasile. In quel frangente due partite erano state sospese dalla FIFA a causa delle temperature troppo elevate, che impedivano ai giocatori di eseguire sforzi fisici in sicurezza. Tuttavia si teme che nel 2020, durante le prossime Olimpiadi che si svolgeranno a Tokyo, la situazione sarà ancora più critica. Il surriscaldamento globale infatti causa inverni più rigidi ed estati più torride, e nei prossimi giorni nella capitale giapponese ci si aspettano picchi fino a 36°C.
Questo problema sta stimolando l’industria tessile a creare nuovi materiali innovativi che permettano agli atleti di sopportare meglio il caldo, e pare che un fisiologo stia già mettendo a punto un “ice helmet” che potrebbe entrare a far parte del kit olimpico degli atleti. Il progresso tecnologico però potrebbe giocare a sfavore delle delegazioni più povere, che non hanno le risorse per investire in questo materiale e i cui atleti sarebbero quindi penalizzati a priori. Un’altra soluzione in fase di studio è invece quella di spostare al chiuso alcune gare tradizionalmente svolte all’aperto o di disputarle di notte, in modo da sfruttare le temperature più basse.