
Dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa, al nodo persistente dell’indebitamento globale alla delicata gestione del post-Brexit: il quadro dei rischi globali nel 2020 ricalca, e in alcuni casi intensifica, le criticità economico-finanziarie e politico-sociali che avevano caratterizzato il panorama internazionale nell’anno appena concluso.
Tali fattori, insieme alla debolezza del ciclo economico di diversi Paesi avanzati, rallentano l’attività economica globale – che ha messo a segno il ritmo di crescita più basso dell’ultimo decennio – e soprattutto il commercio internazionale. Questo lo scenario che emerge dalla Mappa dei Rischi 2020 di Sace Simest (Gruppo Cdp), giunta alla XIV edizione. Tra i principali temi caldi affrontati dalla Mappa: dazi, Brexit e il persistente indebitamento globale. oltre alla questione del Coronavirus che vede direttamente coinvolta anche l’Italia.
Questi fattori insieme alla debolezza del ciclo economico di diversi Paesi avanzati, rallentano l’attività economica globale - che ha messo a segno il ritmo di crescita più basso dell’ultimo decennio - e soprattutto il commercio internazionale. Dei 199 Paesi analizzati, secondo la Mappa, 67 migliorano, 89 restano stabili e 43 peggiorano nel loro grado di rischio. Migliorano i paesi dell’Europa emergente e Comunità degli Stati Indipendenti, aumentano i rischi nell’area medio-orientale e in alcuni Paesi dell’America Latina.
Le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 potrebbero spingere l’amministrazione Trump a mosse a sorpresa, anche in chiave protezionistica. Per ora, la conferma della tregua tra Usa e Cina è simboleggiata dall’accordo siglato tra le parti il 15 gennaio scorso.
A Londra, invece, la Brexit è realtà, ma nei prossimi mesi il Regno Unito dovrà trovare un accordo, non facile, con l’UE per regolare le future relazioni commerciali. L’accordo rinegoziato con l’UE dal primo ministro inglese nei mesi scorsi ha mitigato in parte le diffidenze che riguardavano il backstop, uno dei principali elementi di discussione, portando il Paese all’uscita dal blocco europeo il 31 gennaio scorso. Il Regno Unito è ora nella fase di transizione – ossia continua a seguire le norme e i regolamenti dell'UE e a contribuire al suo bilancio – che è prevista terminare a fine 2020. Tale termine potrà essere prorogato di uno o due anni entro il 30 giugno 2020, stessa data in cui le parti dovranno aver concluso le trattative per l’intesa commerciale.
L’indebitamento globale ha raggiunto i 253 mila miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2019 (+3,6% rispetto alla fine del 2018), con un peso pari al 322,4% del Pil mondiale. Il Pil mondiale è atteso avanzare nel 2020 al 2,3%, un ritmo inferiore rispetto allo scorso anno. Importanti economie, sia avanzate (Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti), sia emergenti (Cina), sono infatti previste in rallentamento.
Lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus pone preoccupazioni sulla crescita dell’economia globale nel 2020. Avrà un impatto sulla crescita in Cina, almeno nel breve termine. Sotto l’ipotesi che l’emergenza rientri in tempi rapidi – scenario a più elevata probabilità di accadimento secondo la maggior parte degli analisti – nella seconda metà dell’anno le imprese cinesi dovrebbero compensare, almeno parzialmente, la produzione persa a inizio 2020, anche grazie agli strumenti volti a sostenere l’economia messi in campo dal Governo di Pechino. La propagazione del virus in Italia rappresenta oggi una nuova grande incognita: l’evoluzione dei fatti è sotto stretto monitoraggio e impone la massima attenzione e cautela.