
È stato una trattativa lunga e complicata quella fra i lavoratori della sede italiana di Direct Line a Cologno Monzese e la compagnia del telefono rosso, oggi controllata da Mapfre che nel maggio scorso aveva annunciato tagli per 200 posti di lavoro.
Una vertenza che ha trovato un punto di incontro nei giorni scorsi, sulla base di un nuovo contratto integrativo che ha già incassato il via libera dall’assemblea dei lavoratori.
Uno sforzo per tutte le parti coinvolte (dipendenti, sindacati firmatari, Ania e azienda) ma che alla fine ha raggiunto l’obiettivo di arrivare a una soluzione condivisa.
L’accordo prevede il ricorso a “fungibilità e flessibilità” per assicurare l’implementazione di un modello assicurativo, che possa consentire di riposizionare l’azienda nel segmento delle compagnie dirette.
Nell’intesa è prevista anche l’applicazione del nuovo contratto integrativo aziendale, “che assicura ai lavoratori garanzie aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla contrattazione del settore”, come annuncia una nota della Compagnia.
Nel momento di massima tensione dello scontro sindacale, Direct Line aveva dato disdetta degli istituti di secondo livello, come buoni pasto, permessi studio, provvigioni sulle assicurazioni chiuse.
In questi mesi, gli esuberi che erano stati annunciati dall’azienda si sono di fatto riassorbiti con il piano di incentivi all’esodo: già a fine ottobre erano state firmate 174 conciliazioni su base volontarie, annullando di fatto il surplus di personale. La società aveva poi iniziato un percorso di riqualificazione del profilo professionale di alcuni dipendenti, come la formazione sulla gestione dei sinistri, spostandoli ad altri settori o impiegandoli anche per altre aree: una politica di cambio di mansioni che era stata condannata dai sindacati.