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Secondo il rapporto mensile sul credito del Centro Studi di Unimpresa, in soli 12 mesi, da marzo 2014 a marzo 2015 le sofferenze nelle banche sono cresciute del 15% arrivando a sfiorare i 190 miliardi di euro, in aumento di oltre 25 miliardi.
La parte principale dei prestiti che non vengono rimborsati regolarmente è quella delle imprese (134 miliardi), mentre le rate non pagate dalle famiglie superano i 35 miliardi e quelle delle imprese familiari valgono circa 15 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.
Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 13% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’11% di un anno fa.
Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: questo significa che in poco più di quattro anni, quindi, sono più che raddoppiate. Nello stesso periodo le banche hanno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 23 miliardi (-1,6%), ma i prestiti di medio periodo per le aziende sono andati in controtendenza e sono saliti di 11 miliardi (+9%) così come è cresciuto il credito al consumo, aumentato di 3,4 miliardi (+6%). Secondo lo studio di Unimpresa, in totale le sofferenze sono passate dai 164,5 miliardi di marzo 2014 ai 189,5 miliardi di marzo 2015 (+15,20%) in aumento di 25 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 116,4 miliardi a 134,9 (+15,90%) in aumento di 18,5 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 31,8 miliardi a 35,1 miliardi (+10,41%) in salita di 3,3 miliardi.Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,5 miliardi da 13,9 miliardi a 15,4 miliardi (+10,78%). Le altre sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,3 a 4 miliardi (+72,08%) con 1,6 miliardi miliardi in più.
“Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Negli scorsi mesi - aggiunge - i rappresentanti delle banche e quelli delle grandi industrie hanno parlato di un nuovo rapporto tra il mondo del credito e quello delle imprese, ma non se n’è fatto più nulla: Unimpresa è pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese. Ci sono le risorse del quantitative easing della Bce e non vanno sprecate”.