Si chiama “Mission Evolve” il nuovo piano triennale 2019-2021 di Unipol che vuole rafforzare la leadership nel settore assicurativo facendo leva sui propri asset distintivi: la prima rete distributiva in Italia, l’eccellenza del modello liquidativo e l’utilizzo estensivo della telematica e dei dati.
Dalle parti di Bologna si punta a un ulteriore step evolutivo che oltre a confermare il proprio primato nell’assicurazione Danni consenta di raggiungere la leadership negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property. I target finanziari per il triennio 2019-2021 sono un utile netto cumulato di 2 miliardi e dividendi cumulati di 600 milioni, a fronte di un Solvency Ratio del 140-160%.
I target industriali al 2021, invece, vedono una raccolta danni di 8,7 miliardi, di cui 4,4 miliardi auto, con un combined ratio, al netto della riassicurazione, pari al 93% (-1,2% rispetto al 2018). La raccolta vita, infine, punta a 5 miliardi di euro (+750 milioni di euro rispetto al 2018). Il piano industriale di UnipolSai Assicurazioni (controllata da Unipol) per il 2019-2021 stima invece un utile netto cumulato di 2 miliardi e dividendi cumulati per 1,3 miliardi, a fronte di un Solvency Ratio del 170-200%.
Sul fronte delle operazioni di M&A in campo assicurativo Unipol non vede alcun tipo di opportunità interessante in Italia, mentre procederà entro il primo semestre a salire come previsto al 20% di Bper. A spiegarlo è stato il numero uno del gruppo Carlo Cimbri: “Nell’ambito delle attività industriali degli ecosistemi che abbiamo tracciato, prevediamo diverse acquisizioni di società specializzate che fungeranno da acceleratori dei nostri business, per esempio nel noleggio, nei flexible benefit o nelle piattaforme di intermediazione di auto usate. Sulle assicurazioni, invece, abbiamo già una tale dimensione, capillarità e massa critica che un’acquisizione ci porterebbe più fastidi che vantaggi”.Una possibilità potrebbe essere l'estero?“Se compri buona azienda straniera non fai buone sinergie, né sulla parte industriale nè sugli investimenti. Detto ciò tuttavia, abbiamo alcune peculiarità, sviluppate durante l’ultimo triennio, che valuteremo se varrà la pena di esportare, anche se allo studio non c’è nulla di concreto”.